sabato 19 gennaio 2013

Il mio credo nella preghiera

IL MIO CREDO NELLA PREGHIERA



Credo che la preghiera non è tutto.

Ma che tutto deve cominciare dalla preghiera:

perché l’intelligenza umana è troppo debole:

perché l’uomo che agisce senza Dio

non dà mai il meglio di se stesso.


Credo che Gesù Cristo, dandoci il “ Padre nostro”

ci ha voluto insegnare che la preghiera è amore.


Credo che la preghiera non ha bisogno di parole,

perché l’amore non ha bisogno di parole.


Credo che si può pregare

tacendo, soffrendo, lavorando,

ma il silenzio è preghiera solo se si ama,

la sofferenza è preghiera solo se si ama,

il lavoro è preghiera solo se si ama.


Credo che non sapremo mai con esattezza

Se la nostra è preghiera è preghiera o non lo è.

Ma esiste un test infallibile della preghiera:

se cresciamo nell’amore,

se cresciamo nel distacco dal male,

se cresciamo nella fedeltà alla volontà di Dio.


Credo che impara a pregare

solo chi impara a tacere davanti a Dio.


Credo che impara a pregare solo

chi impara a resistere al silenzio di Dio.

Credo che tutti i giorni dobbiamo

chiedere al Signore il dono della preghiera,

perché chi impara a pregare impara a vivere.



                       Un Monaco nel mondo



































L'UOMO NELLO SPECCHIO

           L’UOMO NELLO SPECCHIO



Se il mondo ripaga nella lotta per il successo,

e ti fa re per un giorno:

vai a guardarti allo specchio,

e chiedi all’uomo che vedi il suo parere.


Il giudizio di tuo padre, tua madre, degli altri

non è quello che importa:

è l’uomo che vedi nello specchio

che deve giudicarti.


Forse hai avuto fortuna

e pensi di essere eccezionale,

invece sarai fallito

se non potrai guardare quell’uomo negli occhi.


Tutta la vita puoi ingannare il mondo,

ricevere onori e congratulazioni,

ma se hai ingannato l’uomo nello specchio

avrai solo dolori e lacrime.





Una preghiera guidata dallo Spirito


UNA PREGHIERA GUIDATA DALLO SPIRITO SANTO



SIGNORE,

Non ti chiedo di non soffrire, ma di essere aiutato a soffrire.

Non ti chiedo di non aver paura, ma di rendermi amica la sofferenza.

Non ti chiedo di darmi protezione, ma di darmi coraggio

Nell’affrontare questa vita e la morte.

Non imploro pietà, ma ti chiedo di darmi pazienza e speranza di Luce.

Non imploro saggezza, ma ti chiedo di darmi la fede in Te.

Non ti chiedo la forza per il domani, ma desidero con tutto il cuore

La tua alleanza nel tempo per affrontare con Te l’oggi e il domani.

Non ti voglio lontano, ma Ti chiedo sii in me per sempre.! AMEN.

martedì 15 gennaio 2013

Come un Testamento

I novant'anni di Mons Antonio Riboldi - Vescovo Emerito di Acerra



«La mia casa la sto più che costruendo, progettando giorno per giorno. Una casa che non dovrà più conoscere alcun pericolo, ma dovrà essere mio rifugio per sempre».

«E dove la costruirà? da noi? nella sua città natale? a Roma?».

«In nessuna parte di questa terra, perché ovunque durerebbe poco, solo il tempo di questa vita. La mia casa la sto progettando in Cielo, presso Dio, perché è l'unica che conta: ed è il Paradiso. Tutto il resto qui, casa, lavoro, ricchezze, se ce l'hai, durano solo finché dura questa vita. Quando muori tutto questo non serve più».

(Antonio Riboldi - Vescovo)

GESU' CRISTO RICERCATO




GESU’ CRISTO RICERCATO



Poiché…

Lo aspettavano ricco

e abitava con il povero.

Lo aspettavano potente

e il suo potere è l’AMORE.

Lo aspettavano un guerriero

ed è la pace la sua legge.

Lo aspettavano re dei re

e servire è il suo regnare.

Lo aspettavano sottomesso

e piega ogni orgoglio,

denunciando l’oppressione,

predicando libertà.

Lo aspettavano silenzioso

e la sua parola è la

porta dalla quale

entrano quelli che

gridano con la propria vita

che Lui solo è la PAROLA ETERNA.





domenica 13 gennaio 2013

Lettera a Giuseppe, avanzo di galera

                                    - Dagli scritti di mons. Antonio Bello vescovo.


                                      Lettera a Giuseppe, avanzo di galera.

Ho saputo per caso della tua morte violenta, da un ritaglio di giornale. Mi hanno detto che ti avrebbero seppellito stamattina, e sono venuto di buon’ora al cimitero a celebrare le esequie per te.

Ma non ho potuto pronunciare l’omelia. Perché alla mia messa non c’era nessuno. Solo don Carlo, il cappellano, che rispondeva alle orazioni. E il vento gelido che scuoteva le vetrate.

Sulla tua bara, neppure un fiore. Sul tuo corpo, neppure una lacrima. Sul tuo feretro, neppure un rintocco di campana.

Ho scelto il Vangelo di Luca, quello dei due malfattori crocifissi con Cristo, e durante la lettura mi è parso che la tua voce si sostituisse a quella del ladro pentito: «Gesù, ricordati di me!...».

Povero Massimo, ucciso sulla strada come un cane bastardo, a 22 anni, con una spregevole refurtiva tra le mani che è rotolata nel fango con te!

Povero randagio. Vedi: sei tanto povero, che posso chiamarti ladro tranquillamente, senza paura che qualcuno mi denunzi per vilipendio o rivendichi per te il diritto al buon nome.

Tu non avevi nessuno sulla terra che ti chiamasse fratello. Oggi, però, sono io che voglio rivolgerti, anche se ormai troppo tardi, questo dolcissimo nome.

Mio caro fratello ladro, sono letteralmente distrutto.

Ma non per la tua morte. Perché, stando ai parametri codificati della nostra ipocrisia sociale, forse te la meritavi. Hai sparato tu per primo sul metronotte, ferendolo gravemente. E lui si è difeso. E stamattina, quando sono andato a trovarlo in ospedale, mi ha detto piangendo che anche lui strappa la vita con i denti. E che, con quei quattro luridi soldi per i quali rischia ogni notte la pelle, deve mantenere dieci figli: il più grande quanto te, il più piccolo di un anno e mezzo.

No, non sono amareggiato per la tua morte violenta. Ma per la tua squallida vita.

Prima che giustamente ti uccidesse il metronotte, ti aveva ingiustamente ucciso tutta la città. Questa città splendida e altera, generosa e contraddittoria. Che discrimina, che rifiuta, che non si scompone. Questa città dalla delega facile. Che pretende tutto dalle istituzioni. Che non si mobilita dalla base nel vedere tanta gente senza tetto, tanti giovani senza lavoro, tanti minori senza istruzione. Questa città che finge di ignorare la presenza, accanto a te che cadevi, di tre bambini che ti tenevano il sacco!

Prima che giustamente ti uccidesse il metronotte, ti avevano ingiustamente ucciso le nostre comunità cristiane. Che, sì, sono venute a cercarti, ma non ti hanno saputo inseguire. Che ti hanno offerto del pane, ma non ti hanno dato accoglienza. Che organizzano soccorsi, ma senza amare abbastanza. Che portano pacchi, ma non cingono di tenerezza gli infelici come te. Che promuovono assistenza, ma non promuovono una nuova cultura di vita. Che celebrano belle liturgie, ma faticano a scorgere l’icona di Cristo nel cuore di ogni uomo. Anche in un cuore abbrutito e fosco come il tuo, che ha cessato di batter per sempre.

Prima che giustamente ti uccidesse il metronotte, forse ti avevo ingiustamente ucciso anch’io che, l’altro giorno, quando c’era la neve e tu bussasti alla mia porta, avrei dovuto fare ben altro che mandarti via con diecimila miserabili lire e con uno scampolo di predica.

Perdonaci, Massimo.

Il ladro non sei solo tu. Siamo ladri anche noi perché prima ancora che della vita, ti abbiamo derubato della dignità di uomo.

Perdonaci per l’indifferenza con la quale ti abbiamo visto vivere, morire e seppellire.

Perdonaci se, ad appena otto giorni dall’inizio solenne del l’anno internazionale dei giovani, abbiamo fatto pagare a te, povero sventurato, il primo estratto conto della nostra retorica.

Addio, fratello ladro.

Domani verrò di nuovo al camposanto. E sulla tua fossa senza fiori, in segno di espiazione e di speranza, accenderò una lampada.

" Il giudizio sarà senza miseriocordia contro chi non avrà usato misericordia" (Gc.2,13).

LA PARABOLA DELL'INSEGNANTE LUNGIMIRANTE

LA PARABOLA DELL'INSEGNANTE CHE SAPEVA VEDERE LONTANO

- QUANTO VALE LA STIMA PER PROMUOVERE LE PERSONE!-

Un giorno un'insegnante chiese ai suoi studenti di fare una lista dei nomi degli altri
studenti nella stanza su dei fogli di carta, lasciando un po' di spazio sotto ogni
nome.

Poi disse loro di pensare la cosa più bella che potevano dire su ciascuno dei loro
compagni di classe e scriverla.

Ci volle tutto il resto dell'ora per finire il lavoro, ma all'uscita ciascuno degli
studenti consegnò il suo foglio.

Quel sabato l'insegnante scrisse il nome di ognuno su un foglio separato, e vi
aggiunse la lista di tutto ciò che gli altri avevano detto su di lui/lei.

Il lunedì successivo diede ad ogni studente la propria lista. Poco dopo, l'intera
classe stava sorridendo.

"Davvero?"sentì sussurrare.

"Non sapevo di contare così tanto per qualcuno!"

"Non pensavo di piacere tanto agli altri" erano le frasi più pronunciate.

Nessuno parlò più di quei fogli in classe, e la prof non seppe se i ragazzi
l'avessero discussa dopo le lezioni o con i genitori, ma non aveva importanza:
l'esercizio era servito al suo scopo. Gli studenti erano felici di se stessi e divennero
sempre più uniti.

Molti anni più tardi, uno degli studenti venne ucciso in Vietnam e la sua
insegnante partecipò al funerale.

Non aveva mai visto un soldato nella bara prima di quel momento: sembrava così
bello e così maturo...

La chiesa era riempita dai suoi amici.

Uno ad uno quelli che lo amavano si avvicinarono alla bara, e l'insegnante fu
l'ultima a salutare la salma.
Mentre stava lì, uno dei soldati presenti le domandò:

"Lei era l'insegnante di matematica di Mark?"..

Lei annuì, dopodiché lui le disse "Mark parlava di lei spessissimo"

Dopo il funerale, molti degli ex compagni di classe di Mark andarono insieme al
rinfresco. I genitori di Mark stavano lì, ovviamente in attesa di parlare con la sua
insegnante.

"Vogliamo mostrarle una cosa", disse il padre, estraendo un portafoglio dalla sua
tasca. "Lo hanno trovato nella sua giacca quando venne ucciso. Pensiamo che
possa riconoscerlo"

Aprendo il portafoglio, estrasse con attenzione due pezzi di carta che erano stati
ovviamente piegati, aperti e ripiegati molte volte. L'insegnante seppe ancora prima
di guardare che quei fogli erano quelli in cui lei aveva scritto tutti i complimenti che
i compagni di classe di Mark avevano scritto su di lui.

"Grazie mille per averlo fatto", disse la madre di Mark. "Come può vedere, Mark lo
conservò come un tesoro"

Tutti gli ex compagni di classe di Mark iniziarono ad avvicinarsi. Charli sorrise
timidamente e disse "Io ho ancora la mia lista. E' nel primo cassetto della mia
scrivania a casa ".

La moglie di Chuck disse che il marito le aveva chiesto di metterla nell'album di
nozze, e Marilyn aggiunse che la sua era conservata nel suo diario.

Poi Vicki, un'altra compagna, aprì la sua agenda e tirò fuori la sua lista un po'
consumata, mostrandola al gruppo. "La porto sempre con me, penso che tutti
l'abbiamo conservata".

In quel momento l'insegnante si sedette e pianse. Pianse per Mark e per tutti i
suoi amici che non l'avrebbero più rivisto. Ci sono così tante persone al mondo
che spesso dimentichiamo che la vita finirà un giorno o l'altro. E non sappiamo
quando accadrà.
Perciò dite alle persone che le amate e che vi importa di loro,
che sono speciali e importanti. Diteglielo prima che sia troppo tardi. E un modo di
farlo è: continuare ad inoltrare questo messaggio. Se non lo invii, avrai perso
un'altra bellissima occasione per fare qualcosa di gentile e carino verso gli altri.

Se lo hai ricevuto, è perché per qualcuno sei importante e c'è almeno una persona
di cui ti importa.

Se sei "troppo occupato" per prenderti questi pochi minuti sufficienti ad inoltrare il
messaggio, è perché a volte non fai quelle piccole cose che farebbero la
differenza in una relazione.

sabato 12 gennaio 2013

Gianna Jessen



Cosa disse la Beata Madre Teresa di Calcutta sulla testimonianza di Gianna Jessen:

"Dio sta usando Gianna per ricordare al mondo che ogni essere umano è prezioso per Lui.

È bello vedere la forza dell’amore di Gesù che Egli ha riversato nel suo cuore.

La mia preghiera per Gianna, e per tutti quelli che la ascoltano, è che il messaggio dell’amore di Dio ponga fine all’aborto con il potere dell'amore".


Mi chiamo Gianna Jessen, vorrei dirvi grazie per la possibilità di parlare oggi. Non è una piccola cosa dire la verità. Dipende unicamente dalla grazia di Dio il poterlo fare.

Ho 35 anni, sono stata abortita e non sono morta. La mia madre biologica che aveva 17 anni era incinta di sette mesi quando andò da Planned Parenthood nella California del sud e le consigliarono di effettuare un aborto salino tardivo. L’aborto salino consiste nell’iniezione di una soluzione di sale nell’utero della madre. Il bambino inghiottisce la soluzione, che brucia il bambino dentro e fuori, e poi la madre partorisce un bambino morto entro 24 ore.

Questo è capitato a me! Sono rimasta nella soluzione per circa 18 ore e sono stata partorita VIVA il 6 aprile 1977 alle 6 del mattino in una clinica per aborti della California.

C’erano giovani donne nella stanza che avevano appena ricevuto le loro iniezioni ed aspettavano di partorire bambini morti e quando mi videro, provarono l’orrore dell’omicidio, un’infermiera chiamò un’ambulanza e mi fece trasferire all’ospedale.

Fortunatamente per me il medico abortista non era alla clinica, ero arrivata in anticipo, non si aspettavano la mia morte fino alle 9 del mattino, quando sarebbe probabilmente arrivato per il turno d’ufficio. Sono sicura che non sarei qui oggi, se il medico abortista fosse stato alla clinica dato che il suo lavoro è togliere la vita, non sostenerla. Qualcuno ha detto che sono un “aborto mal riuscito”, il risultato di un lavoro non ben fatto. Fui salvata dal puro potere di Gesù Cristo. Signore e Signori, dovrei essere cieca, bruciata… dovrei essere morta! E tuttavia, io vivo!

Rimasi all’ospedale per circa tre mesi, non c’era molta speranza per me all’inizio pesavo solo nove etti. Oggi, sono sopravvissuti bambini più piccoli di quanto lo ero io.

Un medico una volta mi disse che avevo una gran voglia di vivere e che lottavo per la mia vita e alla fine potei lasciare l’ospedale ed essere data in adozione.

Per via di una mancanza di ossigeno durante l’aborto vivo mi fu diagnosticata la paralisi cerebrale e tutto quello che potevo fare era stare sdraiata.

Dissero alla mia madre adottiva che difficilmente avrei mai potuto gattonare o camminare, non riuscivo a tirarmi su e mettermi a sedere da sola.

Attraverso le preghiere e l’impegno della mia madre adottiva, e di tante persone, sono riuscita a sedermi, a gattonare e stare in piedi, camminavo con un girello e un apparecchio ortopedico alle gambe.

Poco prima di compiere quattro anni e dopo che cominciai a camminare, fui adottata legalmente dalla figlia della mia madre adottiva, Diana De Paul, , altrimenti il Dipartimento dei Servizi Sociali non mi avrebbe concesso l’adozione.

Ho continuato la fisioterapia per la mia disabilità ed ho subito in tutto quattro interventi chirurgici, ora posso camminare senza assistenza, anche se non è sempre facile, a volte cado, ma ho imparato a cadere con grazia dopo essere caduta per 19 anni.

Sono così grata per la mia paralisi cerebrale perché mi permette di dipendere veramente solo da Gesù per ogni cosa.

Sono quasi morta , ma sono felice di essere viva e ogni giorno ringrazio Dio per la vita.

Non mi considero un sottoprodotto del concepimento, un pezzo di tessuto, o un altro dei titoli dati ad un bambino nell’utero. Non penso proprio che nessuna persona concepita sia una di quelle cose.

Ho incontrato altri sopravvissuti all’aborto e sono tutti grati per la vita.

Ricordo molto bene Sarah quando aveva due anni, anche Sarah ha la paralisi cerebrale, ma la sua diagnosi non è buona.

È cieca ed ha delle gravi crisi, il medico oltre ad iniettare nella madre la soluzione salina, l’ha iniettata anche alla bambina.

Quando parlo, non parlo solo per me stessa, ma per gli altri sopravvissuti, come Sarah, ed anche per quelli che non possono parlare…

Oggi, un bambino è un bambino, quando fa comodo.

È un tessuto o qualcos’altro quando non è il momento giusto.

Un bambino è un bambino, quando c’è un aborto spontaneo a due, tre, quattro mesi.

Un bambino è chiamato tessuto o massa di cellule quando l’aborto volontario avviene a due, tre, quattro mesi. Perché? Non vedo la differenza.

Che cosa vedete? Molti chiudono gli occhi…

La cosa migliore che posso farvi vedere per difendere la vita è la mia vita.

È stata un grande dono. Uccidere non è la risposta a nessuna domanda o situazione.

Fatemi vedere come possa essere la risposta.

Gianna ha anche incontrato, la sua vera madre e l’ha perdonata.











martedì 8 gennaio 2013

LETTERA SULLA PREGHIERA

                                                  LETTERA SULLA PREGHIERA


                                                           (Bruno Forte)



L' Arcivescovo Angelo Comastri così ricorda un’ incon¬tro avuto con Madre Teresa di Calcutta:
«Ella mi guardò con due occhi limpidi e penetranti. Poi mi disse: "Quante ore prega ogni giorno?”. Rimasi sor¬preso da una simile domanda e provai a difendermi di¬cendo: "Madre, da lei mi aspettavo un richiamo alla carità, un invito ad amare di più i poveri. Perché mi chiede quante ore prego?”.

Madre Teresa mi prese le mani e le strinse tra le sue quasi per trasmettermi ciò che aveva nel cuore; poi mi confidò: "Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri! Ricordati: io sono soltanto una po¬vera donna che prega. Pregando, Dio mi mette il suo Amore nel cuore e così posso amare i poveri. Pregando!”.

Non ho più dimenticato questo incontro: il segreto di Madre Teresa sta tutto qui. Ci siamo rivisti tante altre volte, ma ogni azione e ogni decisione di Madre Teresa li ho trovati meravigliosamente coerenti con questa convin¬zione di fede: "Pregando, Dio mi mette il suo Amore nel cuore e così posso amare i poveri. Pregando!”».

Mi chiedi: perché pregare? Ti rispondo: per vivere.

Sì: per vivere veramente, bisogna pregare. Perché? Perché vivere è amare: una vita senza amore non è vita. E solitudine vuota, è prigione e tristezza. Vive veramente solo chi ama: e ama solo chi si sente amato, raggiunto e trasformato dall'amore. Come la pianta che non fa sbocciare il suo frutto se non è raggiunta dai raggi del sole, così il cuore umano non si schiude alla vita vera e piena se non è toccato dall'amore. Ora, l'amore nasce dall'incontro e vive dell'in¬contro con l'amore di Dio, il più grande e vero di tutti gli amori possibili, anzi l'amore al di là di ogni nostra definizione e di ogni nostra possibilità. Pregando, ci si lascia amare da Dio e si nasce all'amore, sempre di nuovo. Perciò, chi prega vive, nel tempo e per l'eternità. E chi non prega? Chi non prega è a rischio di morire dentro, perché gli mancherà prima o poi l'aria per respirare, il calore per vivere, la luce per vedere, il nutrimento per crescere e la gioia per dare un senso alla vita.

Mi dici: ma io non so pregare! Mi chiedi: come pregare? Ti rispondo: comincia a dare un po' del tuo tempo a Dio. All'inizio, l'importante non sarà che questo tempo sia tanto, ma che tu glielo dia fedelmente. Fissa tu stesso un tempo da dare ogni giorno al Signore, e daglielo fedelmente, ogni giorno, quando senti di farlo e quando non lo senti. Cerca un luogo tranquillo, dove se possibile ci sia qualche segno che richiami la presenza di Dio (una croce, un'icona, la Bibbia, il Tabernacolo con la Presenza Eucaristica ... ). Raccogliti in silenzio: invoca lo Spirito Santo, perché sia Lui a gridare in te "Abbà, Padre!". Porta a Dio il tuo cuore, anche se è in tumulto: non aver paura di dirgli tutto, non solo le tue difficoltà e il tuo dolore, il tuo peccato e la tua incredulità, ma anche la tua ribellione e la tua protesta, se le senti dentro.

Tutto questo, mettilo nelle mani di Dio: ricorda che Dio è Padre - Madre nell'amore, che tutto accoglie, tutto perdona, tutto illumina, tutto salva. Ascolta il suo silenzio: non pretendere di avere subito le risposte. Persevera. Come il profeta Elia, cammina nel deserto verso il monte di Dio: e quando ti sarai avvicinato a Lui, non cercarlo nel vento, nel terremoto o nel fuoco, in segni di forza o di grandezza, ma nella voce del silenzio sottile (cf. 1 Re 19,12).

Non pretendere di afferrare Dio, ma lascia che Lui passi nella tua vita e nel tuo cuore, ti tocchi l'anima, e si faccia contemplare da te anche solo di spalle.

Ascolta la voce del suo silenzio. Ascolta la sua Parola di vita: apri la Bibbia, meditala con amore, lascia che la parola di Gesù parli al cuore del tuo cuore; leggi i Salmi, dove troverai espresso tutto ciò che vorresti dire a Dio; ascolta gli Apostoli e i Profeti; innamorati delle storie dei Patriarchi e del popolo eletto e della Chiesa nascente, dove incontrerai l'esperienza della vita vissuta nell'orizzonte dell'al¬leanza con Dio. E quando avrai ascoltato la Parola di Dio, cammina ancora a lungo nei sentieri del silenzio, lasciando che sia lo Spirito a unirti a Cristo, Parola eterna del Padre. Lascia che sia Dio Padre a plasmarti con tutte e due le sue mani, il Verbo e lo Spirito Santo.

All'inizio, potrà sembrarti che il tempo per tutto questo sia troppo lungo, che non passi mai: persevera con umiltà, dando a Dio tutto il tempo che riesci a dargli, mai meno, però, di quanto hai stabilito di potergli dare ogni giorno. Vedrai che di appuntamento in appun¬tamento la tua fedeltà sarà premiata, e ti accorgerai che piano piano il gusto della preghiera crescerà in te, e quello che all'inizio ti sembrava irraggiungibile, diventerà sempre più facile e bello. Capirai allora che ciò che conta non è avere risposte, ma mettersi a disposizione di Dio: e vedrai che quanto porterai nella preghiera sarà poco a poco trasfigurato.

Così, quando verrai a pregare col cuore in tumulto, se persevererai, ti accorgerai che dopo aver a lungo pregato non avrai trovato risposte alle tue domande, ma le stesse domande si saranno sciolte come neve al sole e nel tuo cuore entrerà una grande pace: la pace di essere nelle mani di Dio e di lasciarti condurre docilmente da Lui, dove Lui ha preparato per te. Allora, il tuo cuore fatto nuovo potrà cantare il cantico nuovo, e il "Magnificat" di Maria uscirà spontaneamente dalle tue labbra e sarà cantato dall'eloquenza silenziosa delle tue opere.

Sappi, tuttavia, che non mancheranno in tutto questo le difficoltà: a volte, non riuscirai a far tacere il chiasso che è intorno a te e in te; a volte sentirai la fatica o perfino il disgusto di metterti a pregare; a volte, la tua sensibilità scalpiterà, e qualunque atto ti sembrerà preferibile allo stare in preghiera davanti a Dio, a tempo "perso". Sentirai, infme, le tentazioni del maligno che cercherà in tutti i modi di separarti dal Signore, allontanandoti dalla preghiera. Non temere: le stesse prove che tu vivi le hanno vissute i santi prima di te, e spesso molto più pesanti delle tue. Tu continua solo ad avere fede. Persevera, resisti e ricorda che l'unica cosa che possiamo veramente dare a Dio è la prova della nostra fedeltà. Con la perseveranza salverai la tua preghiera e la tua vita.

Verrà l'ora della "notte oscura", in cui tutto ti sembrerà arido e perfino assurdo nelle cose di Dio: non temere. È quella l'ora in cui a lottare con te è Dio stesso: rimuovi da te ogni peccato, con la confessione umile e sincera delle tue colpe e il perdono sacra¬mentale; dona a Dio ancor più del tuo tempo, e lascia che la notte dei sensi e dello spirito diventi per te l'ora della partecipazione alla passione del Signore. A quel punto, sarà Gesù stesso a portare la tua croce e a condurti con sé verso la gioia di Pasqua. Non ti stupirai, allora, di considerare perfino amabile quella notte, perché la vedrai trasformata per te in notte d'amore, inondata dalla gioia della presenza dell'Amato, ripiena del profumo di Cristo, luminosa della luce di Pasqua.

Non avere paura, dunque, delle prove e delle difficoltà nella preghiera: ricorda solo che Dio è fedele e non ti darà mai una prova senza darti la via d'uscita e non ti esporrà mai a una tentazione senza darti la forza per sopportarla e vincerla. Lasciati amare da Dio: come una goccia d'acqua che evapora sotto i raggi del sole e sale in alto e ritorna alla terra come pioggia feconda o rugiada consolatrice, così lascia che tutto il tuo essere sia lavorato da Dio, plasmato dall'amore dei Tre, assorbito in Loro e restituito alla storia come dono fecondo. Lascia che la preghiera faccia crescere in te la libertà da ogni paura, il coraggio e l'audacia dell'amore, la fedeltà alle persone che Dio ti ha affidato e alle situazioni in cui ti ha messo, senza cercare evasioni o consolazioni a buon mercato. Impara, pregando, a vivere la pazienza di attendere i tempi di Dio, che non sono i nostri tempi, e a seguire le vie di Dio, che tanto spesso non sono le nostre vie.

Un dono particolare che la fedeltà nella preghiera ti darà è l'amore agli altri e il senso della Chiesa: più preghi, più sentirai misericordia per tutti, più vorrai aiutare chi soffre, più avrai fame e sete di giustizia per tutti, specie per i più poveri e deboli, più accetterai di farti carico del peccato altrui per completare in te ciò che manca alla passione di Cristo a vantaggio del suo Corpo, la Chiesa. Pregando, sentirai come è bello essere nella barca di Pietro, solidale con tutti, docile alla guida dei pastori, sostenuto dalla preghiera di tutti, pronto a servire gli altri con gratuità, senza nulla chiedere in cambio. Pregando sentirai crescere in te la passione per l'unità del Corpo di Cristo e di tutta la famiglia umana. La preghiera è la scuola dell'amore, perché è in essa che puoi riconoscerti infinitamente amato e nascere sempre di nuovo alla generosità che prende l'iniziativa del perdono e del dono senza calcolo, al di là di ogni misura di stanchezza.

Pregando, s'impara a pregare, e si gustano i frutti dello Spirito che fanno vera e bella la vita: "amore, gioia, pace, pazienza, be¬nevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (GaI 5,22). Pregando, si diventa amore, e la vita acquista il senso e la bellezza per cui è stata voluta da Dio. Pregando, si avverte sempre più l'urgenza di portare il Vangelo a tutti, fino agli estremi confini della terra. Pregando, si scoprono gli infiniti doni dell'Amato e si impara sempre di più a rendere grazie a Lui in ogni cosa. Pregando, si vive. Pregando, si ama. Pregando, si loda. E la lode è la gioia e la pace più grande del nostro cuore inquieto, nel tempo e per l'eternità.

Se dovessi, allora, augurarti il dono più bello, se volessi chiederlo per te a Dio, non esiterei a domandargli il dono della preghiera. Glielo chiedo: e tu non esitare a chiederlo a Dio per me. E per te. La pace del Signore nostro Gesù Cristo, l'amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con te. E tu in loro: perché pregando entrerai nel cuore di Dio, nascosto con Cristo in Lui, avvolto dal loro amore etemo, fedele e sempre nuovo. Ormai lo sai: chi prega con Gesù e in Lui, chi prega Gesù o il Padre di Gesù o invoca il suo Spirito, non prega un Dio generico e lontano, ma prega in Dio, nello Spirito, per il Figlio il Padre. E dal Padre, per mezzo di Gesù, nel soffio divino dello Spirito, riceverà ogni dono perfetto, a lui adatto e per lui da sempre preparato e desiderato. Il dono che ci aspetta. Che ti aspetta.

                                                                                                                      Bruno Forte



Lettera di un padre al figlio

                                                 Lettera di un padre al figlio


                                                 (fonte non specificata)

Se un giorno mi vedrai vecchio: se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi... abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo.

Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non mi interrompere... ascoltami, quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi.

Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare... ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno.

Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l'abc; quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso... dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire: la cosa più importante non è quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti li che mi ascolti.

Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l'ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi.

Quando dico che vorrei essere morto... non arrabbiarti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive.

Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po' del tuo tempo, dammi un po' della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l'ho fatto per te.

Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza in cambio io ti darò un sorriso e l'immenso amore che ho sempre avuto per te.

Ti amo, figlio mio.

lunedì 7 gennaio 2013

La volontà che guida la libertà

LA VOLONTA’ CHE GUIDA LA LIBERTA’


Puoi sempre scegliere se cavalcare l'onda o lasciarti travolgere;

puoi sempre scegliere

se reagire negativamente o trasmettere energia positiva;

puoi sempre scegliere

se criticare o essere d'esempio;

puoi sempre scegliere

se lamentarti o impegnarti;

puoi sempre scegliere

se ascoltare col cuore o farti condizionare dalla mente;

puoi sempre scegliere

se sorridere o giudicare,

puoi sempre scegliere,

se essere gentile o avere ragione.

Puoi sempre scegliere

che profumo lasciare dietro di te.



•Danilo Rubello Balbinot-











Lettera di Dio Padre

                                                LETTERA DI DIO PADRE



Quando ti sei svegliato questa mattina ti ho osservato ed ho sperato che tu mi rivolgessi la parola, però ho notato che eri molto occupato a cercare il vestito giusto da metterti per andare a lavorare. Ho continuato ad aspettare ancora, mentre correvi in casa per vestirti e sistemarti, sapevo che avresti avuto del tempo anche solo per fermarti un momento e dirmi

“Ciao”, però eri troppo occupato. Per questo ho acceso il cielo per te, l’ho riempito di colori e di canti di uccelli per vedere se così mi ascoltavi, però nemmeno di questo ti sei reso conto.

Ti ho osservato, mentre ti accingevi al lavoro e ti ho aspettato pazientemente tutto il giorno, ma tu eri troppo occupato per dirmi qualcosa. Al tuo rientro ho visto la stanchezza sul tuo volto e ho pensato di rinfrescarti un poco facendo cadere una lieve pioggia, perchè questa la portasse via; il mio era un dono, ma tu ti sei infuriato ed hai offeso il mio nome. Desideravo tanto che tu mi parlassi… c’era ancora tanto tempo, ho pensato.

Dopo hai acceso il televisore, ti ho aspettato pazientemente, mentre guardavi la TV. Hai cenato e ti sei immerso nel tuo mondo, ti sei dimenticato nuovamente di parlare con me.

Ho notato che eri stanco ed ho compreso il tuo desiderio di silenzio, e così ho fatto scendere il sole e al suo posto ho steso una coperta di stelle ed al centro di questo ho acceso una candela: era uno spettacolo bellissimo, ma tu non ti sei accorto di nulla.

Al momento di dormire, dopo aver augurato la buona notte alla tua famiglia, ti sei coricato e quasi immediatamente ti sei addormentato. Nemmeno ti sei accorto che io sono sempre con te. Bene, ti sei svegliato, ed ancora una volta io sono qui che aspetto, senza nient’altro che il mio amore per te, sperando che oggi tu possa dedicarmi un pò del tuo tempo.

Ti amo tanto che attendo tutti i giorni una preghiera, i doni che ti ho dato oggi sono il frutto del mio amore per te.

Buona giornata…



Dio “ tuo Padre”.



DARE GIOIA,CHE GIOIA

                                          DARE GIOIA: CHE GIOIA!
                                     
                                " Dio ama chi dona con gioia"( 2 Cor.9,7).


Qualche anno fa era famosissimo un frate che parlava alla televisione: si chiamava P. Mariano. Ebbene, questo padre, che attirava la simpatia di tutti, aveva un meraviglioso motto, contenuto in sole quattro parole: " Pace e Bene a tutti!"

Verissimo!

La gioia è una merce strana: più ne dai e più ne hai. Seminala nel giardino del vicino, e la vedrai fiorire nel tuo: ci dice il proverbio.

Lo scrittore Nicolò Tommaseo riassumeva tutta la sua teoria sulla gioia in questa frase: de“il più felice dei felici è chi fa la gente felice”. Gesù era ancora più sintetico:” C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 10,35).

D’ora in poi, dunque, non chiedere a Dio di essere felice; basterà chiedere di essere utile: la gioia verrà data per giunta. Il grande poeta indiano Rabindranath Tagore ne ha fatto l’esperienza diretta:
 “ Sognavo che la vita fosse gioia. Mi sono svegliato. La vita era servizio. Ho servito e nel servizio ho trovato la gioia". In Persia raccontano questa tavoletta.

Una volta una ragazzina vide nel bosco una bella farfalla impigliata in un rovo. Il cuore gentile le suggerì di salvarla dalla morte. La liberò dolcemente, e la farfalla si mise a volare. Ma, dopo qualche metro, si trasformò in una dolce fata.

“ Tu mi hai salvato la vita, bambina, generosa. Che cosa posso fare per te?” La bambina le chiede la ricetta della felicità e la fatina le comunica il segreto della gioia permanente. La piccola trascorre una vita comune, sempre pienamente felice.

Diventa una vecchietta sorridente e piena di brio, i familiari si preoccupano di conoscere il segreto della fata, perché non scenda nella tomba con lei. Finalmente la vecchietta cede e racconta. Ecco la formula della felicità: “ Ricordati che ogni persona, anche se sembra molto sicura di sé, ha bisogno di te”. Ogni persona ha bisogno di te. Bisogno della tua gioia. Perché, allora, ad esempio, dopo i tanti telefono azzurro, verde, rosa… non attivare anche il telefono spiritoso : il telefono che risponde dicendo parole allegre, raccontando barzellette, per regalare buonumore a tutti? Proposta strana? Non più di tanto. Chi dà gioia, non solo è un grande benefattore, è anche il più saggio dei rivoluzionari: trasforma la terra nella prova generale del Paradiso.

Il Paradiso, infatti, sarà tante cose (la prima: il goderci Dio stesso), ma sarà anche un’eterna risata. Ce lo assicura questa simpaticissima favola cinese.

Un generale, morto e giudicato, era stato assegnato al Paradiso ma, arrivato davanti a S. Pietro, gli venne un desiderio e lo espresse: metter prima, per pochi minuti, il naso al di là della porta dell’Inferno,

così, solo per farsi un’idea di quel triste luogo.

“Accontentato!” rispose S. Pietro. Si affacciò, dunque, alla porta dell’Inferno e vide un’immensa sala con tante lunghe tavole.

Su di esse reano posate scodelle di riso cotto, ben condito, profumato, invitante.

I convitati erano lì, seduti, pieni di fame, due davanti ad ogni scodella, no di fronte all’altro. Ma che? Per portare io riso alla bocca disponevano – alla maniera cinese – di due bastoncini talmente lunghi che, per quanti sforzi facessero, neppure un grano di riso arrivava alla bocca. Qui era il supplizio, qui era l’inferno.

“ Ho visto, mi basta!”, disse il generale; ritornò alla porta del Paradiso e la oltrepassò. Stessa sala, stesse tavole, stesso riso, ma i convitati erano allegri, si sorridevano e mangiavano. Perché? Perché ciascuno,colto il cibo con i bastoncini, lo porgeva alla bocca del compagno che gli stava di fronte e ci arrivava benissimo.

Questa non è una favola, questa è una storia vera! Alessandro Manzoni diceva: ” Se più che a star bene, si pensasse a far bene, si starebbe meglio”



ORARIO PER IL PARADISO

                          ORARIO PER IL PARADISO




ORARIO: Partenza a tutte le ore.

ARRIVO: Quando Dio vuole.


 PREZZI:

° CLASSE: Innocenza o Martirio

II° CLASSE: Penitenza e Confidenza in Dio.

III° CLASSE: Penitenza e Rassegnazione.


A V V I S I

1 – Non vi sono biglietti di Andata e Ritorno.

2 – I bambini non pagano nulla, purchè stiano sulle ginocchia della loro mamma, la Chiesa.

3 – Si è pregati di non portare altro bagaglio che quello delle buone opere,


QUESTO ORARIO è per tutte le stagioni, per tutti i luoghi, per tutti gli uomini.

Neppure i sovrani possono staccare un treno speciale per loro.

                                                                                                              AMEN.



mercoledì 2 gennaio 2013

La Religione e la Fede


                                                     LA RELIGIONE


La RELIGIONE è un vincolo di conoscenza e di amore, che unisce l'uomo a Dio.
Non è un atto che riguarda solamente l'intelletto (cognitivo), ma anche la volontà (volitivo) e il cuore (affettivo), ossia tutta la persona.


La RELIGIONE nasce dalla stessa condizione dell'uomo, che è “creatura pensante”(dotata dello spirito). Come creatura, avverte i propri limiti (le prove, le sofferenze fisiche e morali, la morte), e si fa molte domande, alle quali, né la scienza, né la tecnologia, e neanche la filosofia, possono rispondere. L'uomo, infatti, non ha soltanto dei bisogni nella dimensione fisico-materiale, ai quali risponde la scienza e la tecnologia, procurandogli il benessere temporale.
Ha un'anima spirituale, “che ha sete di Infinito”.


Perchè è necessaria la RELIGIONE?

• Per scoprire, al di là dell'universo, Chi lo ha creato.

• Per conoscere l' origine dell'uomo e del mondo.

• Per rispondere alle domande: “Perchè vivo” e “Perchè muoio?”

• Per cercare le risposte alla propria vita, dopo la morte.

• Per scoprire quali sono i VERI VALORI dell'esistenza terrena.

• Per mettersi in ricerca della VERITA' e della FELICITA'.

• Per rendersi ragione del male che c'è nel mondo.

• Per capire la storia di ogni popolo, che ha una sua RELIGIONE.



Sintetizziamo tutti questi motivi.


La RELIGIONE è NECESSARIA, perchè risponde allo scopo ultimo per cui l'uomo è stato creato: CONOSCERE, AMARE,SERVIRE il suo CREATORE, entrando in COMUNIONE DI VITA CON LUI.

Come si esprime la RELIGIONE?

In generale, con tutte le azioni della vita, che vengono riferite a Dio.
In particolare, con gli ATTI DI CULTO.

Che cos'è il culto?

E' il complesso degli atti, con i quali l'uomo rende onore e gloria a Dio (preghiera, sacrifici, tutte le manifestazioni religiose).


Di quante specie è il culto?

Di due specie: interiore ed esteriore.

Il culto interiore viene innalzato a Dio dalla mente e dal cuore dell'uomo.

Il culto esteriore viene compiuto con atti del corpo dell'uomo (mani giunte, segno di croce, preghiera orale ecc...
Il culto esteriore non ha valore, senza il culto interiore.

Il culto reso a Dio soltanto con le labbra, e non con il cuore e con la

vita, è un'autentica ipocrisia. Dio, che è VERITA', non la può accettare.

Il culto, ancora, è personale (o individuale) e comunitario.



LA RELIGIONE E LE RELIGIONI


Dopo aver esposto, in sintesi, il problema della Religione, esaminiamo, sempre sinteticamente, le varie Religioni.


LE RELIGIONI sono i DIVERSI MODI o le DIVERSE VIE, con cui gli uomini di differenti culture, hanno realizzato, lungo l'arco della loro storia, la RELIGIONE.

Con la RELIGIONE, l'uomo ricerca la VERITA' TOTALE su DIO, su SE STESSO, sul MONDO.

In relazione alla scoperta progressiva della Verità,(che poi è DIO), possiamo distinguere quattro grandi categorie di Religioni.

A – Le Religioni che credono in più dei o POLITEISTE.

(Dei greci, dei romani, degli egiziani...)

B – Le Religioni che credono in un Dio solo o MONOTEISTE

(Ebraismo, Islamismo, Cristianesimo).

C - Le Religioni che credono anche in Gesù Cristo (Cristiani e

Cattolici).

D - Le Religioni che credono anche in una Chiesa visibile, fondata da

Gesù (Cattolici).


Al vertice di questa, che possiamo chiamare: LA PIRAMIDE DELLE

RELIGIONI, c'è la RELIGIONE CATTOLICA. Perchè?


Perchè in se stessa è la più COMPLETA, la più PERFETTA e la più

SANTA.

La RELIGIONE CATTOLICA è la RELIGIONE che risponde, in modo pieno, a tutti i problemi esistenziali dell'uomo. E' L'UNICA RELIGIONE, storicamente rivelata: i Patriarchi, i Profeti, GESU'
CRISTO, gli Apostoli, i Santi, i Martiri...

Nella RELIGIONE CATTOLICA, non è l'uomo che cerca Dio, bensì Dio, che ricerca e che si manifesta all'uomo, mediante la RIVELAZIONE.

A tale proposito, è molto significativa la domanda che Dio rivolge ad Adamo, dopo il peccato.

“ Il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse:< Dove sei?>”(Gn.3,9).


Quali sono gli elementi comuni e positivi delle varie Religioni?


A – Anche se in modi diversi, hanno cercato Dio con tutte le loro forze.

B - Anche se in modi diversi, hanno onorato il loro Dio, con preghiere, offerte,

sacrifici...

C – Anche se in modi diversi, si sono impegnati a vivere secondo quella

che ritenevano la Legge Morale.

D – Tutte hanno avuto un culto particolare per i morti, che manifesta

la loro fede nella vita dopo la morte.


Proprio per questi elementi, OGNI RELIGIONE, come ogni

persona che la pratica, deve essere rispettata(= Libertà di coscienza).

                                                         
                                                           Fr. Severino Consolaro

















LA FEDE



Gli elementi costitutivi della FEDE, come DONO DI DIO e come

RISPOSTA-IMPEGNO dell’uomo.

Differenza tra la FEDE e la RELIGIOSITA’.









LA FEDE





Ogni volta che noi facciamo la nostra professione di Fede, iniziamo sempre con il verbo: IO CREDO.

Che cosa significa: CREDERE? Che cos'è la FEDE?



La FEDE è una delle tre virtù teologali (FEDE, SPERANZA, CARITA'),

che ci vengono infuse da Dio nel Battesimo. Si chiamano TEOLOGALI,

perchè ci uniscono direttamente a Dio.





La FEDE è un atto dell'intelletto che, sotto la spinta della volontà, mossa da Dio per mezzo della Grazia, dà il proprio consenso alla Parola divina.

La FEDE, quindi, è un DONO DI DIO. Nessuno può credere, se non

per Grazia di Dio. S. Paolo lo esprime così:

“Nessuno può affermare: GESU' E' IL SIGNORE, se non sotto l'azione dello Spirito Santo”(I Cor.12,3).

Gesù stesso, a Pietro che lo confessa FIGLIO DI DIO, risponde:

“Beato te, Simone, figlio di Giona, perchè né la carne, né il sangue te

l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”(Mt.16,17).

S.Agostino, riferendosi alla FEDE come puro dono di Dio, dice:

“Se tu cerchi Dio, è perchè Lui ti ha già cercato. Se incontri Dio, è perchè

Lui ti ha già incontrato”.



Ecco perchè la FEDE bisogna implorarla incessantemente nella preghiera.





Se la FEDE la consideriamo da parte dell'uomo, la possiamo definire:

UNA RISPOSTA LIBERA E COSCIENTE ALLA RIVELAZIONE DI DIO.



Una RISPOSTA, che è VITA, perchè coinvolge tutto il suo essere:

INTELLETTO, VOLONTA', CUORE.



Con l' INTELLETTO, l'uomo CONOSCE la RIVELAZIONE di Dio.

La CONOSCENZA non ci può essere senza l'uso della RAGIONE,

necessario supporto della FEDE.

S.Agostino, sottolineando il ruolo della RAGIONE nell' ATTO DI FEDE, dice: “LA FEDE CHE NON E' PENSATA E' NULLA”.

E in un altro passo afferma:” L'UOMO DÀ L'ASSENSO RIFLETTENDO E CREDENDO RIFLETTE”.

Nel grado in cui il cristiano vive e coltiva il dono della FEDE, diventa anche convincente nell’annunciarla agli altri.

“Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere

a chiunque vi domandi ragione della (FEDE) e della SPERANZA è in voi”(I Ptr.3,15).

Che dire, allora, di molti cattolici, i quali vivono in un'ignoranza spaventosa circa le VERITA' DELLA FEDE, che pur dicono di avere?...

C'è da dire semplicemente che la loro ignoranza oggi, non è più

tollerabile, né scusabile.

E' vero che Dio lascia sempre all' uomo la LIBERTA' nell'uso della sua RAGIONE. Non lo costringe a credere. La VERITA' non si impone, ma si propone.

E l'uomo resta libero di accettarla, proprio perchè con la RAGIONE, egli non può comprendere TUTTA LA VERITA' RIVELATA su DIO,

sull' UOMO, sul MONDO.

Ma Dio gli offre le CREDENZIALI per accoglierla.

La prima di queste, quella centrale ed essenziale, è GESU' CRISTO,

il segno, per eccellenza, di tutta la storia.



Anche chi non crede nella RELIGIONE CATTOLICA, se è intellettualmente onesto, non può non ammirare CRISTO, NELLA SUA GRANDEZZA INARRIVABILE, che è UNICA.



La RIVELAZIONE supera ogni concetto di logica umana, per aprirci progressivamente ad accogliere in noi il MISTERO DI DIO, nel quale

“viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”(At. 17,28).



Come esistono DIVERSI GRADI DI CONOSCENZA(sensibile, intellettuale, simbolico-mistica), così, NEL CAMMINO DELLA FEDE, esistono DIVERSI GRADI DI VERITA'.

Ognuno raggiunge il GRADO DI VERITA', proporzionato alla sua apertura al DONO DELLO SPIRITO.



Con la VOLONTA', l'uomo, sospinto dalla GRAZIA, DECIDE DI ACCETTARE LA RIVELAZIONE DI DIO.

Più egli dà il suo ASSENSO alla VERITA' RIVELATA, più acquista SENSO,VALORE e UNITA' la sua vita.

Più l’uomo si lascia illuminare dalla LUCE della RIVELAZIONE di DIO, più si rende strumento idoneo per irradiarla sui fratelli, mediante la sua TESTIMONIANZA.



Con il CUORE, l'uomo sottomette interamente la propria vita alla PAROLA DI DIO, che significa a CRISTO, PAROLA INCARNATA.

Questa si chiama OBBEDIENZA DELLA FEDE.

“ Con il CUORE si crede per ottenere la Giustizia e con la BOCCA si fa la PROFESSIONE DI FEDE per essere salvati “(Rm.10,10).

Dio non lo possiamo percepire con i nostri SENSI, né comprenderlo

con il nostro INTELLETTO. Lo incontriamo, però, nel nostro SPIRITO, se ci apriamo a LUI NELLA SINCERITA' DEL CUORE.

“I veri adoratori ADORERANNO IL PADRE IN SPIRITO E VERITA'”(Gv.4,23).



“La FEDE è il FONDAMENTO delle cose che si sperano e la PROVA

di quelle che non si vedono”(Ebr.11,1).

Ciò significa che la FEDE rende REALI e PRESENTI anche gli

EVENTI FUTURI, che sono oggetto della SPERANZA.



C'è da ricordare, in proposito, che Dio è al disopra del tempo.

IN LUI TUTTE LE DIMENSIONI DEL TEMPO SONO ETERNAMENTE PRESENTI.



La FEDE non è una PROMESSA: è una CERTEZZA.

E' fondata, infatti, non sulla parola labile dell'uomo, ma sulla PAROLA ETERNA DI DIO, che ha creato e costituito tutte le realtà,

riguardanti l’uomo e l’universo.

“Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato”(Mc.11,24).



Come Dio si è rivelato all'uomo?



Comunicandosi a lui con il suo stesso linguaggio: PAROLE e OPERE

STRETTAMENTE UNITE, CHE SI CHIARISCONO A VICENDA.



Le PAROLE, infatti, ANNUNCIANO e SPIEGANO le OPERE.

Le OPERE ATTUANO le PAROLE.

Anche nei SACRAMENTI, sono sempre unite la PAROLA DI DIO

e l' AZIONE SACRAMENTALE SALVIFICA.

Poiché CRISTO è la PAROLA INCARNATA, la FEDE è ADESIONE ALLA PERSONA DI CRISTO.

E' LUI il CENTRO e il COMPIMENTO di TUTTA LA

S. SCRITTTURA .



Ugo di S. Vittore dice: TUTTA LA DIVINA SCRITTURA è UN LIBRO SOLO, e quest'UNICO LIBRO è CRISTO.

Per conseguenza,: “IGNORARE LE SCRITTURE SIGNIFICA IGNORARE CRISTO” (S. Girolamo).



La FEDE è un atto STRETTAMENTE PERSONALE, ma entrando nel circuito di vita di tutta la Chiesa, acquista una DIMENSIONE ECCLESIALE.

Quando io CREDO, sono unito a tutta la Chiesa, che professa la STESSA FEDE tramandatale dagli Apostoli: CREDO CON IL PAPA, CON I VESCOVI E CON TUTTI I CRISTIANI CATTOLICI DEL

MONDO.



Nella Fede, SI ACCOGLIE DIO, il Quale si è rivelato proprio per

mettersi in comunione con l'uomo.

“Se uno mi ama vivrà secondo la mia Parola e il Padre mio lo amerà

E NOI VERREMO A LUI E PRENDEREMO DIMORA PRESSO DI LUI”(GV.14.23).





L'ESSENZA DELLA FEDE è CREDERE NEL MISTERO

PASQUALE di GESU' di Nazareth, CENTRO e CULMINE di TUTTA la RIVELAZIONE.

La RISURREZIONE DI GESU' rompe ogni barriera, anche la morte, e rende la RIVELAZIONE sempre RADICALMENTE NUOVA e APERTA alla VERITA' TUTTA INTERA su DIO,

sull' UOMO, sull' UNIVERSO, CHE CI SARÀ SVELATA

TOTALMENTE NELLA VITA ETERNA.



Nella FEDE DIO, MISTERO INSONDABILE, SI RIVELA e nello stesso tempo SI NASCONDE, per provocare l'anima a cercarlo sempre, purificando continuamente la sua FEDE, in vista di una COMUNIONE SEMPRE PIU' PIENA CON LUI.



S. Anselmo, in una preghiera ormai famosa, esprime così la SOSTANZA della FEDE.

“Signore, insegnami a cercarti e mostrati quando ti cerco:

non posso cercarti se Tu non me lo insegni,

né posso trovarti se Tu non ti mostri.

Che io ti cerchi desiderandoti

e ti desideri cercandoti.

Che ti trovi amandoti”.







La FEDE e la RELIGIOSITA'



Vogliamo brevemente chiarire le idee sul concetto di FEDE e di

RELIGIOSITA', perchè, in proposito, ci sono tanti equivoci e c'è

tanta ignoranza. Quanti confondono la FEDE con la

RELIGIOSITA'!...

In generale, possiamo dire che, anche in chi frequenta la Chiesa, ci può essere MOLTA RELIGIOSITA', ma POCA FEDE.



Che cosa le distingue?



Per chiarire la grande differenza tra le DUE REALTA', proponiamo il seguente schema, che le mette a confronto.













LA FEDE

• E' sempre illuminata dalla PAROLA DI DIO.

• Libera dalle paure, dalle superstizioni e dagli errori, che rendono

schiava la persona. “La VERITA' VI FARA' LIBERI”(GV.8,32).

• Aderisce alla VERITA' OGGETTIVA, fondata sulla

RIVELAZIONE DI DIO, che si concentra sostanzialmente nella

PERSONA di GESU' CRISTO.





LA RELIGIOSITA'



• E' istintiva ed emotiva.

• Non liberante, ma schiava di tante paure.

• E' soggettiva e relativa.

• Non è illuminata dalla PAROLA DI DIO.

• Convive con l'ignoranza, i pregiudizi, le superstizioni.

• Più che su Dio, si fonda su se stessa.



Sintetizzando, la conclusione è molto chiara: la FEDE si

APPOGGIA sul SOLIDO FONDAMENTO, che è DIO, CREATORE

e PADRE, RIVELATOCI PIENAMENTE DAL SUO FIGLIO GESU’ CRISTO.

La RELIGIOSITA' rimane circoscritta nella CREATURA

UMANA, LIMITATA e FALLIBILE.



Presentiamo, alla fine, un atto di Fede, evidenziandone tutti gli elementi che la caratterizzano.

E' quello di Maria Santissima, Madre e Modello della Chiesa, che in

Lei è già totalmente realizzata.

Nell' ANNUNCIO DELL' ANGELO, MARIA:

A – ASCOLTA CON ATTENZIONE, PER COMPRENDERE LA

PAROLA.(=La ragione nell’Atto di Fede).

Perciò chiede: “Come è possibile? Non conosco uomo”(Lc.1,34).



B – NELLA GRAZIA DELLO SPIRITO SANTO, DA' IL

PROPRIO CONSENSO PIENO.(=La totale credibilità a Dio).

“Eccomi, sono la serva del Signore...Avvenga di me quello che

hai detto”(Lc.1,38).



C – OBBEDISCE IMMEDIATAMENTE ALLA PAROLA

ASCOLTATA, METTENDOLA IN ATTO.

(=L’Obbedienza della Fede).

“In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e

RAGGIUNSE IN FRETTA una città di Giuda”(Lc.1,39).



“Il mio giusto vivrà MEDIANTE la FEDE”(Ebr.10,38)



Per questo, Gesù è stato mandato dal Padre: perché “tutti gli

uomini siano salvati e arrivino alla CONOSCENZA della

VERITA’” (I Tm.2,4).

Per questo, Egli ha costituito la CHIESA, sul fondamento degli Apostoli, affidandole la MISSIONE SALVIFICA, che durerà fino alla fine del mondo: “Andate in tutto il mondo e predicate il VANGELO ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo. Chi non crederà sarà condannato”(Mc.16,16).

Soltanto il VANGELO di GESU’CRISTO, FIGLIO DI DIO, ci rivela LA “VERITA’ “TUTTA INTERA”, sul “MISTERO” della vita dell’uomo, sia PER IL TEMPO, che PER L’ETERNITA’.



Fr. Severino Consolaro