sabato 24 novembre 2012

Pellegrinaggio a Lourdes con il treno ammalati



PELLEGRINAGGIO A LOURDES CON IL TRENO AMMALATI
 
                                                 DAVANTI ALLA GROTTA

                        
03-09 Maggio 2006

 Giunto son da lunga via

 Pellegrin nella città di Maria.

 Davanti a Lei estasiato

 Tutto il mondo ho presentato:

Ansie, gioie, dolore,

                     che riempivano il mio cuore .                     
                               
                              
Nel silenzio ho poi versato

 Ogni lacrima e peccato.
 Il colloquio con la Mamma

Mi ha rigenerato come fiamma,

 pronta ad ardere d ‘amore

pur in mezzo al mio dolore.

   
 Ho chiuso il muto pianto

con lo sguardo al Volto Santo.

Poi mi sono ritirato,

ma col cuore trasformato.

                                  
Grido a tutti con gran zelo:

 convertitevi al Vangelo!

Venerate con fede pura e pia

la gloriosa Vergine Maria.
E, sulla soglia della morte,

Lei, Madre, vi aprirà le porte,

per entrare in Paradiso

a contemplare il suo bel viso:
nell’eterno incontro col Dio-Amore

che a Sé attira ciascun core.


                                                                          Fr. SeverinoConsolaro



 PELLEGRINAGGIO REGGIO CALABRIA-LOURDES C0N IL TRENO

AMMALATI

 02-08 Giugno 2007

                                  
Vengo a Te,Maria
vengo da lontana via .

Trenta ore di treno ho impiegato

per contemplare il tuo volto estasiato.


Tu sei la calamita

che attira a sé ogni vita.

 Perché nel tuo grembo hai portato

 Il Messia di Dio, dai secoli atteso e profetato.

                          
Perciò nel tuo materno cuore

trova rifugio ogni peccatore.

Chi a Te si affida, Madre della tenerezza,

si sente avvolto dalla tua carezza.


 Davanti a questa grotta, in emozione e in pianto,

 io mi rinnovo nella fede, con il canto.

 E’il canto tuo, o Maria, che trabocca dal mio cuore:

anime fedeli, magnificate con me il Signore!

La sua misericordia come manto avvolge

chi di generazione in generazione a Lui si volge.

Di Grazia divina Egli sazia i poveri, assetati di giustizia,
ma i ricchi e i superbi disperde nella loro malizia.


Ti supplichiamo, o Madre: giunti sulle soglie della morte,

accoglici, benigna, del Paradiso sulle porte,

per contemplare insieme il Grande Amore,

 che eternamente sazierà ogni core.


                                                                                             Fr. Severino Consolaro



lunedì 19 novembre 2012

La Fede,fondamento della vita cristiana

               LA FEDE, FONDAMENTO DELLA VITA CRISTIANA


“ Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo Nome e compiuto molti miracoli nel tuo Nome. Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Perciò chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica è simile ad un uomo stolto che ha costruito la su casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande.(Mt.7,21-27).

La Fede è un assenso libero e personale che l’uomo dà a Dio, accogliendo tutta la Verità, che Egli ci ha rivelato.

La Verità è sempre fondata e radicata sulla sua Parola, che mai si smentisce e mai verrà meno.

Gesù lo dice, con molta chiarezza e con molta forza: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie Parole non passeranno” (Mc. 13,31)”.

La Fede, insieme con la Speranza e la Carità, è una delle tre virtù principali, ché ci uniscono direttamente a Dio, chiamate per questo teologali.


Il brano evangelico, che stiamo esaminando, è basato tutto sul contrasto tra il DIRE la PAROLA e il FARE la PAROLA. Un proverbio popolare suona così: “ tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.

La Fede non è semplicemente dottrina e meno che meno ideologia.

Se non si trasforma in esperienza e in prassi di vita, è inconsistente.


Tutte le varie pratiche religiose, che non sono mosse e guidate dalla Fede, ma semplicemente dalla tradizione o dall’abitudine, diventano azioni meccaniche. In queste manca il coinvolgimento dello spirito, ossia della mente, del cuore e della vita. Perciò, non è possibile che esse siano gradite a Dio. Anzi, possono divenire addirittura degli alibi, che fanno ritenere le persone più buone e più religiose degli altri, solamente per una patina esteriore di religiosità. alla stregua  degli scribi e dei farisei. Questi erano maestri nell’insegnare al popolo la legge di Mosè, in tutti i suoi commi e cavilli, ma essi non la praticavano per nulla. La religiosità esteriore non è Fede.

Ogni atto di Fede è un atto di culto a Dio, perché lo riconosce, lo accoglie, lo adora e lo ama. Ma un atto di culto non sempre è accompagnato dalla Fede.

Per essere tale, deve essere compiuto, come ci dice Gesù, in SPIRITO e VERITA’.

In SPIRITO: significa che deve passare dal cuore e coinvolgere tutta la persona, e non rimanere soltanto in superficie.

In VERITA’: significa che deve essere compiuto nella SINCERITA’ e nella TRASPARENZA.

Con la Fede, noi accogliamo la Parola, che il Padre ci ha manifestato, mediante il Cristo, suo Figlio. E, accogliendo la Parola, accogliamo Lui stesso, che ci dona la salvezza e la pace nel mondo presente e la Vita eterna dopo la morte.

Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Gv. 15,10).


Se analizziamo la Fede, ci rendiamo conto che essa è il risultato dell’incontro di tre elementi, tutti e tre indispensabili: la GRAZIA DI DIO, la RAGIONE e la VOLONTA’.


a) LA GRAZIA DI DIO: per emettere un atto di Fede è necessaria l’ispirazione e la mozione da parte dello Spirito Santo. Gesù, infatti, afferma: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato” (Gv.6,44).

b) La RAGIONE: che ci chiama a rientrare in noi stessi, per riflettere sul senso e sul valore della vita, che ci è proposto dalla Parola di Dio.

c) La VOLONTA’: che ci spinge ad accogliere la mozione dello Spirito Santo, donando il nostro assenso alla Parola di Dio, che ci pone alla sequela di Cristo.

Il paragone portato da Gesù della casa, costruita sulla roccia o sulla sabbia, è molto efficace.

La nostra vita in questo mondo è come una casa sempre in costruzione. La parte più importante della casa è costituita dalle fondamenta, sulle quali la casa poggia, che sono come le radici per la pianta.

Le fondamenta, non le abbiamo poste noi, ma Dio.

L’universo, il mondo, la nostra stessa vita, non li abbiamo né creati, né progettati noi, ma Dio.

Allora il dilemma è semplice: o viviamo, ponendo come fondamento della nostra vita Lui, o viviamo, ponendo come fondamento noi stessi e il nostro egoismo.

S. Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, afferma tale verità, con queste parole, che ci fanno molto riflettere:

Ciascuno stia attento come costruisce. Infatti, nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno.
” (I Cor. 3,10-13).

Alla fine, ci sarà il giudizio di Dio, che svelerà la consistenza della nostra vita, dal materiale che ognuno avrà usato. Il materiale, nella realtà, sta a significare i valori sui quali noi abbiamo fondato e costruito la nostra esistenza.

E’ vero che stiamo vivendo il tempo della prova, tra tante seduzioni e tentazioni, che continuamente ci sollecitano al male.

Ma è vero anche che Dio Padre è venuto, nel suo Figlio Gesù, a soccorrerci e a salvarci.

Egli stesso, nella parabola della vite e i tralci, afferma, senza mezzi termini“ Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.( Gv. 15,5).

I tralci, staccati dalla vite, si seccano immediatamente. Così è di noi, quando non siamo uniti a Lui.

Nel Vangelo di Luca, i discepoli esclamano, rivolti a Gesù: ” Accresci in noi la Fede”! ( Lc. 17,6).
Quanto peso ha quesa richiesta, fatta a Lui, nell’UMILTA’, che è VERITA’!...

Nella proporzione in cui la fede cresce in noi, facciamo esperienza della PRESENZA di Dio nella nostra vita. E non ci sentiamo più soli ad affrontare le prove e le sofferenze della vita.
La Fede è riconoscere Gesù come il SALVATORE di tutte le creature, che, con la sua PASQUA (=Passione, Morte, Risurrezione), è divenuto il SIGNORE della STORIA.

La Fede è aprirci a Lui e confessare, non soltanto con la bocca, ma soprattutto con il cuore e con la vita, la sua SIGNORIA e le nostre POVERTA’ e INDIGENZE.

Più noi gli facciamo spazio e diamo a LUI la possibilità di agire, più cresce la nostra Fede in LUI.

Non dimentichiamo mai che la Fede è, per ogni anima, la PORTA DELLA SALVEZZA.

“Senza la Fede è impossibile essere graditi a Dio”(Ebr. 11,6).



                                               P. Severino Consolaro






































venerdì 16 novembre 2012

La Fede ci dona la Luce di Dio

                         LA FEDE CI DONA LA LUCE DI DIO




"Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: < Passa Gesù il Nazareno! Allora incominciò a gridare:
 Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte:Figlio di Davide, abbi pietà di me! Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero.. Quando gli fu vicino, gli domandò:
Che vuoi che io faccia per te? Egli rispose: Signore, che io riabbia la vista! 
 E Gesù gli disse: Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato. Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio, e tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio”.(Lc.18,35-43).

Chi vive la Fede, vive pienamente la storia nelle sue tre dimensioni: passato, presente e futuro. La Fede, infatti, trae la sua origine dal passato, è vissuta nel presente, ma il suo pieno compimento avverrà nel futuro, quando si trasformerà nella GLORIA.
 Non a caso cuore e vertice del cristianesimo è l’EUCARISTIA (l’EMMANUELE, il DIO CON NOI), che è insieme MEMORIALE del passato, ANNUNCIO del futuro e CELEBRAZIONE nel presente.

Nel momento centrale della S. Messa, infatti, il popolo cristiano acclama: “ANNUNCIAMO la tua morte, Signore, PROCLAMIAMO la tua risurrezione, nell’ATTESA della tua venuta”.

L’EUCARISTIA, quindi, è la PRESENZA PERENNE di DIO IN MEZZO A NOI, realizzata mediante il dono del FIGLIO, GESU' CRISTO, IMMOLATOSI  SULLA CROCE per noi.

Egli ha preso un corpo come noi, proprio per OFFRIRLO, 
COME ATTO SUPREMO E PERFETTO DI CULTO AL PADRE.

CRISTO diviene così il CUORE DEL MONDO.
Ogni creatura, unita a Cristo, rende al PADRE lo stesso CULTO,
" PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO" ( Dalla Liturgia).
Sappiamo che Dio è presente ovunque con il suo SPIRITO.

Ma nell’EUCARISTIA Egli è presente anche con il suo CORPO,
CROCIFISSO E GLORIFICATO, che ha assunto dalla Vergine Immacolata, nel Mistero dell’Incarnazione.

Per questo, la lettera agli Ebrei proclama che Gesù è il SIGNORE DI TUTTA LA STORIA.
 Coloro che lo annunciano e che lo testimoniano, scompaiono dalla scena di questo mondo. LUI, invece, rimane sempre presente nella persona, nella dottrina, nella sua forza salvifica e nel suo amore.“Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!”(Ebr. 13,8).

Il dono della Fede ha una dimensione PERSONALE ed una dimensione ECCLESIALE. La dimensione PERSONALE, in quanto è accolta dalla singola persona, nella sua libertà e responsabilità.

Una dimensione ECCLESIALE, perché entra nel circuito VIVO e VIVIFICANTE di tutta la Chiesa, il MISTERO, cioè, DELLA COMUNIONE DEI SANTI IN CRISTO, SALVATORE DI TUTTI.

Il brano del Vangelo che esaminiamo, è situato nella città di Gerico, ritenuta la città più antica del mondo. Anche se attorniata dal deserto di Giuda, la città sorge su di un’oasi di verde, perché adagiata nella fertile valle del fiume Giordano.
Gesù sta andando verso Gerusalemme, per il compimento della sua ultima Pasqua, nella quale Egli donerà se stesso per la salvezza di tutta l’umanità.
Una grande folla, come il solito, lo accerchia in questo cammino.

Il cieco non può vedere quanta gente c’è, ma ne avverte la quantità dal grande rumore delle voci che ode. E’ naturale ed istintivo, perciò, che chieda che cosa stia accadendo in Gerico.

Gli riferiscono che sta passando il Profeta Gesù di Nazareth.

Il povero cieco, allora, si mette a gridare verso di Lui, con tanta umiltà ed insistenza: “ Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!”.

Qui notiamo il contrasto, netto e marcato, tra la durezza di cuore, che manifesta la folla, e la grande fede ed umiltà, che mostra questo infelice.
Quella gente, non soltanto è insensibile al suo grido disperato, ma tenta, in ogni modo, di farlo tacere. Il cieco, però, anziché zittire, alza la sua voce sempre più forte, per farsi sentire da Gesù.

Non teme nulla e nessuno. Vuole soltanto che Gesù avverta la sua presenza, per poterlo incontrare personalmente ed essere da Lui guarito.

Questo è un vero, grande, autentico atto di Fede, la quale parte sempre dal riconoscimento della propria debolezza e fragilità, per aprirsi, in forma di supplica, a Cristo Salvatore.

Il cieco non ci vede con gli occhi del corpo, ma ci vede bene con gli occhi del cuore, ed è certo che Gesù lo possa guarire.

Molti della folla, invece, che pur vedevano e accompagnavano Gesù, compresi i dodici Apostoli, erano interiormente ciechi, e perciò anche totalmente insensibili davanti alla sua tragedia.

Alla luce dell’atteggiamento del cieco, la Fede si può definire: un incontro personale e vitale con Gesù Cristo.
Tutto incomincia da qui.

Ecco perchè ciascuno deve farsi delle domande, che sono ineludibili per prendere coscienza della propria Fede.

Chi è per me Gesù?... Quale rapporto ho io con Gesù?... Quanto tempo della mia vita dedico a Lui?...Riconosco che da solo non posso risolvere i problemi fondamentali della mia vita ?...

Se vogliamo essere veramente sinceri con noi stessi, dobbiamo riconoscere che siamo tutti dei poveri ciechi. Spesso non vediamo la via di Dio, la sua Santa Legge, i suoi Comandamenti, e camminiamo sulla strada dell’individualismo, che si tramuta molto spesso e molto facilmente in egoismo: fare ciò che ci pare, ciò che ci piace e ciò che ci interessa.

La Fede è la Luce di Dio, che ci illumina nel cammino della vita, facendoci discernere chiaramente i VALORI VERI da quelli FASULLI, indotti, con tanta leggerezza e faciloneria, dai mass-media e dall’opinione pubblica.

Il grido del cieco, che supera ogni ostacolo per incontrare Gesù, ci attesta che la Fede è la più grande Forza che muove la persona.

Una Forza che non può venire dall’uomo, ma soltanto da Dio, al quale nulla è impossibile.
Quando la Fede è radicata in una persona, questa non ha alcun timore, né rispetto umano, nel manifestarla e nel difenderla.

Non si lascia mai condizionare dagli altri, dalle loro opinioni, perché ha già scelto, come SIGNORE della propria vita, GESU’CRISTO.

La numerosissima schiera di Santi, di Martiri e di tutti coloro che hanno sofferto per la Fede, stanno a testimoniare la verità di tale affermazione.

La FEDE CI RENDE TESTIMONI DELLA VERITA’ DI CRISTO, il quale, con parole molto severe e molto forti, ci ammonisce:
“ Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli”( Mt. 10,32-33).

La conclusione logica è molto chiara: dobbiamo chiedere insistentemente a Dio il GRANDE DONO della FEDE, che ci guida a camminare sempre verso di Lui, dal quale noi proveniamo e al quale noi stiamo ritornando.



                                                         P.Severino Consolaro



Il MISTERO-PRODIGIO DEL CUORE












                      IL MISTERO-PRODIGIO DEL CUORE





Il mio intervento chirurgico al cuore per sostituirvi la valvola aortica, avvenuto il 06/04/2005, mi ha donato la disponibilità di tempo, per riflettere su questo evento importante, che ha segnato la mia vita. E sono giunto a queste considerazioni.

Il cuore è il motore più potente che esiste in assoluto.
Ha una tale forza, da pulsare anche cento anni e più, senza fermarsi un attimo per riposare.
Quale altro motore gli può stare alla pari? E quanti battiti fa il cuore in un giorno, in un mese, in un anno, in cento anni?...Il problema è soltanto quello di calcolarli.

Il cuore in se stesso è un Mistero e un Miracolo.

La vita ha inizio, quando esso incomincia a pulsare, e continuamente si rinnova nel suo pulsare.

Ma da chi e donde nasce il primo battito della vita?...

Da dove viene la forza della vita, che alimenta, coordina e vivifica tutte le membra umane, fino all’ultimo capillare?...

Quando l’uomo subisce un intervento al cuore, avverte la propria impotenza radicale davanti al Mistero della vita, che lo trascende. Allora si rende conto che egli l’ha ricevuta e continua a riceverla totalmente in dono.

Con il progresso medico-chirurgico attuale, la scienza può sostituire sì dei pezzi accessori del cuore, ma sempre con un margine, più o meno grave, di rischio. Infatti, i pezzi di ricambio che l’uomo riesce a sostituire, non entrano mai in totale sintonia con il corpo umano, Sigillo indelebile del Creatore.

Nel mirabile e vitale circuito del sangue, i pezzi meccanici del cuore rimangono sempre dei corpi estranei.

Per questo, chi ha subito tale intervento deve prendere vari farmaci, fare controlli periodici ecc…Questo ci fa comprendere come l’operazione al cuore è un accostarsi alle origini della vita. E, davanti alla vita, ci si deve accostare sempre con un atteggiamento interiore di delicatezza e di massimo rispetto. Invece, purtroppo, oggi l’uomo arriva a manipolare la vita, in tanti modi e con tanta leggerezza e incoscienza, come se ne fosse lui il padrone.

Il cuore, con la sua potente forza propulsiva, manifesta la presenza diretta di Colui che ha dato il Principio alla vita. Egli l’ ha ideato in maniera perfetta. E qui viene opportuna la citazione di quel Salmo, che è un Inno all’Onnipotenza, alla Sapienza e alla Provvidenza di Dio Creatore e Padre.

“Sei Tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere” ( Sal.138,13-14).

Il Cuore ci richiama al Sole. Come il cuore è il microcosmo dell’universo, così il Sole, con la sua forza propulsiva vitale, ne è il macrocosmo. Mediante i suoi raggi, che raggiungono ogni più piccolo angolo della terra, il Sole diffonde Luce, Calore, Vita.

Proprio come il cuore che, attraverso le arterie, manda il sangue ossigenato in tutti i capillari del corpo umano, rinnovando incessantemente la vita, mediante l’azione respiratoria.
E’il prodigio della circolazione, il cui circuito vitale ci richiama al Mistero fontale della fede: la SS. TRINITA’.

Sia il cuore come il Sole, però, diffondono la vita, tenendola sempre unita a sé. Il cuore, attraverso il veicolo delle arterie e, di rimando, delle vene.
Il Sole, attraverso i raggi, che diffonde in tutto l’universo, ma che tornano riflessi sempre alla sua Sorgente.

E qui ci viene naturale parlare del cuore come sede, e perciò come simbolo dell’amore. L’azione propulsiva del cuore mantiene unite e vive le sue membra. Così l’azione irradiante del Sole, pur diffondendo i suoi raggi nell’universo, li tiene sempre collegati a sé. Tutti e due si realizzano, donandosi totalmente.

Ciò significa che OGNI VITA NASCE DAL DONO DELL’AMORE E DEVE IRRADIARE AMORE.

Ma soltanto DIO è l' AMORE. Egli fa riconoscere la propria identità nella CREAZIONE, "opera delle sue mani".

Sia cuore, come il Sole, sono le due immagini riflesse, che ci manifestano il Mistero di DIO, CREATORE e PADRE, PRIMA e UNICA FONTE DELLA VITA.

Esse riflettono pure il Mistero ineffabile della sua vita intima: la TRIADE DIVINA, PADRE, FIGLIO E SPIRITO SANTO, CHE SI DONANO ETERNAMENTE, NELLA CIRCOLARITA’ DELL’AMORE .

GESU’ CRISTO, IL FIGLIO INCARNATO DI DIO PADRE, è la manifestazione storica e visibile di questo AMORE:”l’Immagine del Dio invisibile” (Col.1,15).

Egli, in tutta la sua vita, culminata nella PASQUA, si è fatto PURO DONO, per irradiarsi, mediante il suo SANTO SPIRITO, nel cuore delle sue creature, attirandole a Sé.

“Io,quando sarò elevato da terra,attirerò tutti a Me”. (Gv.12,32).

GESU’, con la sua RISURREZIONE, è divenuto la SORGENTE INESAURIBILE DELLA VITA.

Nel Mistero dell’EUCARISTIA, la sua PASQUA SI PERPETUA: Egli resta VIVO e PRESENTE nella sua CHIESA, per VIVIFICARE, con il suo SPIRITO, tutti coloro che si accostano a LUI NELLA FEDE.

La conseguenza di tutto ciò è molto chiara.

Anche l’uomo,”Immagine e Somiglianza Vivente di Dio”(Gen.1,27), non può realizzare se stesso, se non donandosi, perché la VITA, ogni vita, NASCE dall’AMORE, CRESCE e SI RINNOVA, vivendo nell’AMORE, che diventa DONO DI SE’ agli altri.

Allora si realizza il paradosso del Vangelo: la vita si riceve donandola, perché è SCAMBIO di AMORE e FRUTTO di AMORE.
Chi vorrà salvare la propria vita,la perderà,ma chi perderà la propria vita per Me la salverà” (Lc. 9,24).

Come la candela realizza se stessa nell’accensione e nell’illuminazione, ossia si consuma, donandosi come luce agli altri, così è la vita dell’uomo. La vita di ogni essere umano deve consumarsi, illuminando gli altri, perché ciascuno è stato creato dall’AMORE E PER L’AMORE: ESSERE AMATO ed AMARE.

Il vero compimento della vita non è quindi misurato dal numero degli anni, né semplicemente dalle vicende ed esperienze, nelle quali ogni persona si trova a vivere, ma dal GRADO DI AMORE CON CUI SI E’ DONATA a Dio e ai fratelli.

Noi vediamo che anche in questa vita terrena, chi ama veramente è felice.

L’esempio più chiaro e convincente lo troviamo nella vita dei Santi, che hanno irradiato nel mondo la LUCE di CRISTO.

Il grande mistico spagnolo, S. Giovanni della Croce, afferma: “Alla sera della vita saremo giudicati sull’Amore”.

Nella VITA ETERNA, l’AMORE sarà trasformato in BEATITUDINE SENZA FINE, come ci annuncia molto chiaramente Gesù nelle BEATITUDINI del Vangelo.

Allora ogni persona godrà Dio, la cui VITA è l’AMORE, nel grado in cui essa si sarà resa capace di amare.

L’avventura della vita, sempre stupenda, se pur travagliata, raggiunge il suo compimento, quando il cuore dell’uomo abita nel cuore di DIO.

Concludiamo con una frase profonda, che riecheggia la veridicità evangelica esposta.

” La vita è DONO. CHI DONA RICEVE. Allora prendetevi la mia vita, perché io possa vivere” (U. Marin).



                                                          Fr. Severino Consolaro











mercoledì 7 novembre 2012

LA FEDE CI RENDE LIBERI


                          LA FEDE CI RENDE LIBERI

     Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in Lui:

“ Se rimanete fedeli alla mia Parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. Gli risposero: “ Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi? Gesù rispose: “ In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero” (Gv.8,31- 36).

La Fede è l’accoglienza, nel cuore, della PAROLA DI DIO, che si incarna poi nella testimonianza della vita.

Ogni realtà trova la sua origine dalla PAROLA ONNIPOTENTE di Dio. Il libro della Genesi sintetizza la CREAZIONE in queste semplici parole:

” Dio disse: sia la luce! E la luce fu”(Gen. 1,3). Senza la luce, la quale si trasforma in energia e vita, non potrebbe esistere alcun essere nell’universo. Per capire ciò, basta che noi pensiamo al Sole.

Questa PAROLA CREA, ossia trae dal nulla ogni essere, dotandolo, con sapienza impareggiabile, di leggi che lo governano, secondo la sua natura e la sua specie.
All’uomo, che rappresenta il vertice delle creature dell’universo, Dio non ha donato soltanto un CORPO, ma anche uno SPIRITO immortale.

Mentre il suo corpo è regolato dalle LEGGI FISICHE, come gli altri animali, il suo spirito è guidato dalla LEGGE MORALE, impressa da DIO CREATORE nell’intimo del suo essere, la COSCIENZA. Dio ha fatto all’uomo il dono della LIBERTA’ o LIBERO ARBITRIO, perché egli possa scegliere tra il BENE e il MALE.

Per vivere secondo la sua natura, ossia secondo la LEGGE MORALE, l’uomo deve scegliere il BENE. Ma, in conseguenza del PECCATO ORIGINALE, che ha ereditato dai Progenitori, subisce continuamente la TENTAZIONE, che diventa SEDUZIONE AL MALE.

L’uomo si rende conto che da solo non riesce a vincere la tentazione. Si rende conto che il MALE è più forte di lui. Ogni persona, infatti, eredita, per generazione, la condizione fragile di Adamo ed Eva, dopo il peccato. Perciò, tende ad agire in autonomia da Dio per fare ciò che egoisticamente gli piace o gli interessa.

Ma è appunto per questo che Dio Padre, nel suo PROGETTO ETERNO DI AMORE, ha deliberato di mandare il proprio Figlio, GESU’ CRISTO, a salvarlo.

S. Paolo, nella lettera ai Filippesi, ci rivela tale Mistero di Amore, che supera ogni immaginazione umana:
“Gesù Cristo, pur essendo di natura divina,… spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2, 6. 7-8).

Egli si è incarnato, per condividere la nostra condizione umana in tutto, fuorché nel peccato, dal quale Egli è venuto a liberarci. E questa condivisione ha raggiunto il culmine, e si è, per così dire, consumata, nel dono supremo della sua morte sulla croce.

Nell’evento della PASQUA, (= La Passione, la Morte e la Risurrezione), Gesù ha assunto, in pienezza, tutto il MALE, tutta la SOFFERENZA e anche la MORTE dell’uomo, per liberarlo e renderlo partecipe della sua vita, la VITA ETERNA.

GESU’è la PAROLA DI DIO FATTA CARNE. Per cui, chi accoglie la PAROLA con la FEDE, accoglie Lui, che gli dona il suo SPIRITO, lo SPIRITO SANTO, e diventa una persona libera.

“Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli, conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”.
Questa frase è molto densa e profonda di significato. La LIBERTA’autentica coincide sempre con il BENE e con la VERITA’. Gesù, continuando il discorso, lo spiega con queste parole:

“Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato”.

Ogni peccato è schiavitù, proprio perché è una menzogna. Ed è menzogna, perché non dona ciò che promette: né la LIBERTA’, né la FELICITA’. Anzi, quanto più l’uomo cede al peccato, tanto più questo acquista potere su di lui, diventa VIZIO, e lo condiziona nel suo agire.

Quando una persona si lascia sedurre dalle lusinghe del male, in lei opera lo stesso Spirito Maligno che ha ingannato i Progenitori Adamo ed Eva. Li ha illusi, suggerendo loro che sarebbero divenuti simili a Dio, cioè liberi e felici. Invece hanno perduto tutti i doni ricevuti.

Ma non basta accogliere la PAROLA. Dobbiamo anche custodirla nel cuore, meditandola assiduamente.

Questa PAROLA è il VANGELO di Gesù Cristo, ( = la BELLA NOTIZA dell’Amore che Dio ha per ciascuno di noi).

Senza questo personale e quotidiano rapporto con Dio nella preghiera, non è assolutamente possibile vivere e progredire nella Fede.

Gesù lo dice chiaramente:” Senza di me non potete far nulla”. (Gv. 15,5).

Ci sono persone che trovano difficoltà a pregare, perché non riescono a concentrarsi facilmente. E’vero che questo è un po’difficile per tutti, nel mondo frenetico in cui viviamo.
Ma la via per incontrare Dio è anche semplice e facile. Quando ci mettiamo in preghiera, non dobbiamo andare alla ricerca di Dio, per trovarlo chissà dove: Egli è sempre presente a noi e dentro di noi.

Dobbiamo solamente concentrarci e prendere coscienza della sua presenza. Aprirci poi a Lui, nella sincerità e nell’umiltà del cuore.

Un salmo, sotto l’Ispirazione divina, ma anche poetica, canta la PRESENZA DI DIO, alla quale, purtroppo, noi siamo spesso assenti:

“ Signore, Tu mi scruti e mi conosci, Tu sai quando seggo e quando mi alzo: Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo” Sal.139, 1-3).

Il vero problema è che noi oggi siamo troppo distratti e troppo spesso viviamo fuori di noi stessi. E la giustificazione più di frequente è sempre la stessa: non ho tempo!

Il culmine dell’insensatezza dell’uomo è di non trovare il tempo per Dio Creatore, che gli dona tutto il tempo e la stessa vita.

Coltiviamo maggiormente il SILENZIO e, con certezza, ci riuscirà più facile entrare in contatto con Dio.

Contatto, che deve essere quotidiano. E questo si realizza con tre azioni, in piena sintonia tra loro, nelle quali noi effondiamo in Lui il nostro cuore e la nostra vita: l’ASCOLTO, la RIFLESSIONE e il DIALOGO.

Questo contatto con Dio raggiunge la sua pienezza nell’EUCARISTIA della DOMENICA, alla quale non dovremmo mai mancare.

E’ da questo incontro vivificante con CRISTO, il quale si rende presente nel momento supremo della sua vita, la PASQUA, che cresce la Fede e si rinnovano tutte le relazioni con le persone e con le realtà in cui viviamo.

Dal contatto eucaristico sgorga, come acqua da sorgente, la Grazia che ci fa rinascere, come creature nuove, alla vita di Dio.

Ecco perché Egli ha espresso, in tono imperativo, il comando: “ FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME!”

II contatto con Gesù ti porta a conoscere, sempre più pienamente, la Verità, che coincide con Lui, il quale afferma: “Io sono la VIA, la VERITA’ e la VITA” ( Gv.14,6).
Nel riscontro della storia umana, nessuno ha mai potuto smentire queste affermazioni, che sono un’autentica sfida. I SANTI, i MARTIRI e gli EROI del cristianesimo lo stanno ad attestare.

Ciò indica che Gesù non è solo uomo, ma è anche vero Figlio di Dio.
Anche noi, con la Fede, diveniamo figli di Dio, e non siamo più serv

Ma, purtroppo, se non la coltiviamo, viviamo sotto il dominio del peccato, che, gradualmente ci rende schiavi dei vizi capitali. Questi paralizzano la nostra VITA MORALE E SPIRITUALE.

Li vogliamo qui passare brevemente in rassegna:

- L’ambizione di ritenersi sempre migliori degli altri, (superbia).

- La bramosìa di possedere, (avarizia).

- La concupiscenza di godere, senza ritegno e senza regole, i piaceri della carne, del sesso e della gola, (lussuria e gola).

- L’ira, che toglie all’uomo il ben dell’intelletto.

- La gelosia per i doni e per i beni che hanno le altre persone, (invidia).

- Il disimpegno nella volontà di migliorare se stessi. (accidia).

Anche l’ignoranza, specialmente in campo religioso, purtroppo molto diffusa, è una grande forma di schiavitù. L’istruzione e la formazione religiosa, infatti, alimentano la Fede, la quale si avvale sempre della ragione e della conoscenza.

Più ci impegniamo nel conoscere Dio, più sentiamo il desiderio di Lui, che ci attira come la più potente delle calamite.

Gesù, con la sua Incarnazione, culminata nella Redenzione sulla croce, ci libera da tutte le specie di schiavitù, ma ad una condizione: chiede sempre la nostra libera e fattiva collaborazione. S.Agostino afferma:
“Quel Dio che ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te”.

La conclusione sgorga logica. La nostra vita, come Lui ci dice in tutto il VANGELO, è un CAMMINO DI LIBERAZIONE: non soltanto dal peccato, ma anche da tutti i vari condizionamenti che ci impediscono di dare a Dio il primo posto.

Consapevoli della nostra fragilità e debolezza, dobbiamo sempre concludere che, senza la preghiera, non è possibile procedere in questo CAMMINO di LIBERAZIONE.

E’ stato scritto: “Nella vita spirituale, la preghiera non è tutto, ma tutto comincia dalla preghiera”. Dimmi come preghi e ti dirò che Fede hai, perché la preghiera è il termometro della tua fede.



                                                                        P. Severino Consolaro


























lunedì 5 novembre 2012

L'Eucaristia, sintesi suprema dell'amore di Dio

L’EUCARISTIA, SINTESI SUPREMA DI TUTTE LE
MERAVIGLIE DELL’AMORE DI DIO.

ASSUNTO: L’EUCARISTIA E’ IL MISTERO PIU’ GRANDE,
CHE RACCHIUDE IN SE STESSO TUTTI I PRODIGI
DELL’AMORE DI DIO.

L’EUCARISTIA è la realizzazione piena del sogno eterno di Dio di vivere in comunione con la sua creatura prediletta, l’uomo.

Per questo lo ha creato come sua IMMAGINE e SOMIGLIANZA VIVENTE, dotandolo di tutti i doni che lo rendono PERSONA, capace di accogliere il suo Amore senza limiti e di corrispondervi.

S. Cipriano afferma: "La gloria di Dio è l’uomo vivente”.

Il peccato non ha impedito a Dio di realizzare questo suo stupendo sogno di amore. Anzi, ha evidenziato maggiormente e ancora più chiaramente questo amore, che si rivela e si concretizza soprattutto nella MISERICORDIA.

Parola che significa: avere viscere materne di pietà verso le proprie creature che soffrono.

Tutta la STORIA DELLA SALVEZZA ci documenta il CAMMINO INFINITO che Dio ha percorso per raggiungere l’uomo, ogni uomo, nella sua situazione esistenziale.

Mosso dal suo immenso amore, fin dall’inizio della storia, Dio è sempre andato e sempre continua ad andare alla ricerca dell’uomo, di ogni uomo, da Adamo fino all’ultima sua creatura umana che vivrà sulla terra.

La domanda che Egli ha rivolto alla coscienza dei Progenitori, dopo il loro peccato, che li ha spinti ad eclissarsi da Lui, a nascondersi l’uno dall’altro e a richiudersi in se stessi, è molto significativa:

“ Adamo, dove sei”? ( Gen. 1,9 ). Questa domanda non è rivolta da Dio solamente ai Progenitori. E’ rivolta direttamente alla coscienza di ogni persona umana che fa la triste esperienza della colpa, e risuona così:

“ Uomo, dove sei? Dove ti sei cacciato con il tuo peccato? “…

Egli continua a bussare alla porta di ogni cuore, per potervi entrare e portare, con il PERDONO, l’AMORE e la PACE.

“ Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre, cenerò con lui ed egli con me “ (Ap. 3, 20 ).

Per preparare, secondo il suo disegno, la venuta del proprio Figlio, DIO PADRE ha inviato come propri messaggeri prima i PATRIARCHI e poi i PROFETI.

Con Abramo, Egli comincia ad intessere quella meravigliosa storia di amore, che vuole intessere con ogni persona umana. Questa stupenda storia di amore si chiama ALLEANZA.

E’ un PATTO di FEDELTA’ NELL’AMORE verso l’uomo, al quale Dio si è impegnato. PATTO che da parte sua non verrà mai meno.

Abramo ascolta Dio che lo chiama, gli crede e si mette in cammino ( i verbi della FEDE) verso la terra che ha promesso di donare a lui e alla sua discendenza.

Per questo, il Santo Patriarca diviene il “ padre nella fede di tutti i credenti“.

Dio, come risposta, gli concede ogni benedizione, attraverso il dono del figlio Isacco, dal quale nascerà una discendenza numerosissima. Gli dona anche una terra, che diventerà la TERRA SANTA, perché in essa nascerà e vivrà il MESSIA
Storicamente questa discendenza benedetta è il POPOLO D’ISRAELE.
Nella realtà più profonda e più vera, essa rappresenta profeticamente la schiera senza numero di tutti coloro che, dopo Abramo e come Abramo, accolgono il dono della fede e obbediscono a Dio.

Con Mosè, Dio rinnova questa ALLEANZA, liberando la stirpe di Abramo, che diviene il POPOLO ELETTO, dalla schiavitù dell’Egitto e facendogli dono della sua LEGGE sul monte Sinai.

Ma il popolo si dimostra di dura cervice: si ribella a Dio e ai suoi inviati.

Il PADRE, allora, rivela il suo infinito Amore, mandando il proprio FIGLIO, per stringere, CON LUI e IN LUI, la NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, aperta a tutti i popoli, a tutta l’umanità da Lui plasmata.

Il CAMMINO DI DIO in cerca dell’uomo lo possiamo sintetizzare in tre tappe, che sono come i tre gradini discendenti, in cui Egli è sceso, nel suo Amore, per noi incomprensibile, fino a colmare l’abisso che lo separava dalla sua creatura prediletta.

Dio è giunto così, nel suo FIGLIO, ad abbracciare l’uomo, ogni uomo, mortale e peccatore, per donargli il suo SPIRITO e metterlo in comunione con Sé.

I TRE GRADINI, che dimostrano l’AMORE INFINITO ed ETERNO di Dio, in ordine discendente e progressivo, sono:

1-IL MISTERO DELL’INCARNAZIONE,

2- IL MISTERO DELLA REDENZIONE,

3-IL MISTERO DELL’EUCARISTIA.


1) IL MISTERO DELL’INCARNAZIONE.

La venuta del Figlio di Dio nella storia inaugura l’ERA NUOVA e DEFINITIVA, quella che S. Paolo chiama “ la pienezza del tempo”.
( Gal. 4, 4 ).

Gesù stesso lo proclama fin dall’inizio della sua Missione:
“ Il TEMPO E’ COMPIUTO, il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo “ (Mc. 1,15 ).
Solo Lui RIEMPIE e COMPIE il tempo della Storia e il tempo
della vita di ogni persona.

Noi tutti siamo stati creati per vivere IN CRISTO e CON CRISTO.

S, Paolo canta il PRIMATO ASSOLUTO di CRISTO su tutte le creature, nei cieli e sulla terra:
“ Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui.
Egli e’ prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui.”(Col. 1,16-18).

Nell’ ERA NUOVA, che Egli apre con la sua INCARNAZIONE, si manifesta, in pienezza, la MISERICORDIA DEL PADRE per ogni uomo, che LO ACCOGLIE NEL FIGLIO.

Nell’INCARNAZIONE, Il VERBO ETERNO DEL PADRE SI E’FATTO CARNE, PER CONDIVIDERE TOTALMENTE LA NOSTRA CONDIZIONE UMANA, ECCETTUATO IL PECCATO. IN LUI, TUTTI NOI SIAMO CHIAMATI A DIVENTARE “ FIGLI NEL FIGLIO”.

Facendosi uomo, Fratello tra noi, Lui stesso si è voluto chiamare EMMANUELE, che significa: DIO CON NOI.

E’un nome profetico, rivelatoci già settecento anni prima della sua nascita.
Il grande Profeta Isaia pone UN SEGNO che esprime DUE EVENTI, per IDENTIFICARE IL MESSIA:

  1. il NOME EMMANUELE e la sua NASCITA da una donna, che RIMANE INTEGRAMENTE VERGINE.
“ Pertanto il Signore stesso vi darà un SEGNO. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà EMMANUELE “.(Is. 7,14 ).


2) IL MISTERO DELLA REDENZIONE
L’EMMANUELE si è fatto SIMILE A NOI, per poter DONARSI PER NOI, scegliendo, non casualmente, la morte più dolorosa e più eloquente: immolare il proprio corpo e spargere il proprio sangue fino all’ultima goccia sulla croce.
L’ Apostolo Giovanni sintetizza così l’amore di Cristo, che si è compiuto e consumato nella sua PASQUA di MORTE e di RISURREZIONE.

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.” (Gv. 13, 1).

L’espressione “ li amò sino alla fine” ha un doppio significato.

Riguarda la progressione dell’amore di CRISTO, sia nella dimensione del tempo che nella dimensione dell’intensità.

S. Paolo sintetizza molto bene questo concetto nella lettera ai Filippesi:
“ Cristo Gesù…apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce “ (Fil. 2,7-8).
PER QUESTO AMORE, CHE SI E’ FATTO PURO DONO, NOI
TUTTI RICEVIAMO, DA LUI E MEDIANTE LUI, OGNI GRAZIA .

L’evangelista S. Giovanni, nello stupendo prologo del suo angelo, lo esprime con queste parole:
“ Dalla SUA PIENEZZA noi tutti abbiamo ricevuto e GRAZIA SU GRAZIA. Perché la LEGGE fu data per mezzo di Mosè, la GRAZIA e la VERITA’ vennero per mezzo di GESU’ CRISTO” (Gv. 1, 16-17 ).

Ecco perchè S. Paolo, nella continuazione della lettera ai Filippesi, traboccante dell’amore di Cristo, esclama:

“ Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il Nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre” (Fil, 2, 9, 11 ).


3) IL MISTERO DELL’EUCARISTIA.

Alla vigilia della sua Passione e Morte, Gesù ha voluto celebrare, anticipandola nel Rito, la sua PASQUA, il PASSAGGIO cioè DALLA MORTE ALLA VITA, NELLA CONSUMAZIONE DELL’AMORE.

Con il comando esplicito ed imperativo: “ FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME” (Lc. 22, 19 ), Egli ha ordinato ai suoi Apostoli e, dopo di loro, a tutta la Chiesa, di perpetuare, nel Sacramento, l’EVENTO SALVIFICO del suo SACRIFICIO REDENTORE.
Ma il suo comando ha anche un altro chiaro significato: FATE ANCHE VOI COME HO FATTO IO, ossia AMATEVI COME VI HO AMATO IO.

Proprio per realizzare la sua PRESENZA SACRAMENTALE tra gli uomini di ogni generazione e di ogni popolo, Gesù ha inviato, nella PENTECOSTE, lo SPIRITO SANTO, che è il suo SPIRITO e anche lo SPIRITO del PADRE.

Così, nell’Ultima Cena, Egli ha attuato il sogno di vivere in COMUNIONE VITALE con i propri figli:

“ Ho desiderato ardentemente di mangiare la Pasqua con voi prima della mia passione” (Lc. 22, 15 ).

La Comunione tra Dio e l’uomo raggiunge il culmine proprio nel Mistero dell’EUCARISTIA: Dio e l’uomo s’incontrano, realizzando una tale SIMBIOSI DI VITA, che soltanto il suo Amore Onnipotente poteva creare.

Nel Mistero dell’EUCARISTIA, Gesù continua a donare il suo CORPO SACRIFICATO e il suo SANGUE VERSATO, per le mani dei successori degli Apostoli: i VESCOVI e i SACERDOTI.

Mediante questo Sacramento, Egli SI FA PRESENTE, sempre per opera dello SPIRITO SANTO, in ogni angolo della terra, nel momento culminante del suo Amore: IL DONO TOTALE DI SE STESSO SULLA CROCE.

Per questo, l’EUCARISTIA e’ il SACRIFICIO PERFETTO che
GLORIFICA INFINITAMENTE il PADRE.

Per cui, questo SACRAMENTO è il CENTRO da cui parte e si irradia tutta la VITA e la MISSIONE della CHIESA.
Ogni cristiano, che vuole vivere veramente la FEDE e camminare nella SEQUELA DI CRISTO, deve porre l’EUCARISTIA come il PUNTO FOCALE della sua vita.

Ciò significa che deve far ruotare tutto il proprio tempo attorno alla CELEBRAZIONE FONDAMENTALE DELL’EUCARISTIA DOMENICALE.
Questa CELEBRAZIONE SETTIMANALE della PASQUA DI GESU’ è il PUNTO DI PARTENZA, in cui il cristiano, nell’ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO, attinge la LUCE DELLA VERITA’. Soltanto la PAROLA DI DIO riesce a smascherare il PECCATO, che è PURA MENZOGNA.

Dall’EUCARISTIA il cristiano attinge anche la GRAZIA per vivere da FIGLIO DI DIO, nell’AMORE e nella RICONCILIAZIONE CON TUTTI.

Ma questo AUGUSTO SACRAMENTO è anche il PUNTO DI ARRIVO della vita del cristiano.

A CRISTO, PRESENTE NEL MISTERO DELL’AMORE, egli porta la propria vita, con tutti i pesi che lo opprimono, per essere LIBERATO e REDENTO. Questi PESI sono i suoi PECCATI, le sue CROCI e TRIBOLAZIONI, le sue PAURE, i suoi SCORAGGIAMENTI e tutte le sue FRAGILITA’ e DEBOLEZZE UMANE.

Gesù è rimasto nell’EUCARISTIA, per accompagnarci, nel difficile Cammino della vita terrena, alla GLORIA DEL PADRE.

Ogni contatto con GESU’ EUCARISTIA, che celebriamo NELLA FEDE, ci RINNOVA PROFONDAMENTE, ridonandoci la PACE DEL CUORE, la quale è fondata sulla SICUREZZA DEL SUO AMORE.

Nell’EUCARISTIA, Gesù assimila progressivamente a Sé ogni anima, che si accosta a Lui e la METTE IN COMUNIONE CON il PADRE, per associarla un giorno al BANCHETTO della VITA SENZA FINE, di cui essa è PEGNO.

Tutte le parabole di Gesù attinenti le NOZZE trovano il loro compimento qui in terra nell’EUCARISTIA, il MISTERO DELLA FEDE CHE CI UNISCE TUTTI IN CRISTO.

Ma il compimento definitivo avverrà IN CIELO, NELLA COMUNIONE GLORIOSA ED ETERNA CON DIO E CON I SUOI SANTI.

S. Paolo ci fa capire che l’EUCARISTIA UNISCE IL TEMPO CON L’ETERNITA’.
LA SUA PRESENZA IN MEZZO A NOI DIVIENE ANCHE VIVA ATTESA DELLA SUA VENUTA NELLA GLORIA DEL PADRE.

“ OGNI VOLTA INFATTI CHE MANGIATE DI QUESTO PANE E BEVETE DI QUESTO CALICE, VOI ANNUNZIATE LA MORTE DEL SIGNORE FINCHÈ EGLI VENGA”. ( I COR. 11, 26 ).

AL DIO UNO E TRINO, PADRE, FIGLIO E SPIRITO SANTO, LA LODE E LA GLORIA PER I SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

                                                                          P. Severino Consolaro