domenica 21 ottobre 2012

L' uomo davanti alle realtà supreme della vita


L' UOMO DAVANTI ALLE REALTA' SUPREME DELLA VITA.
“I CANTI ULTIMI “ 
                    
DI
PADRE DAVIDE MARIA TUROLDO



Nato a Coderno (Udine) nel 1916 e morto a Milano nel 1992, P. Davide M. Turoldo, religioso dei Servi di Maria, è un grande scrittore, poeta e mistico dei nostri tempi. Innamorato della S. Scrittura, ha tratto da questa la linfa vitale, sia della sua ispirazione poetica, sia della sua carica umana, spirituale e mistica. Ha tradotto, in particolare, i SALMI, dei quali riecheggia tutta la sua produzione poetica e letteraria.

L’ anno antecedente la propria morte (1991), ha pubblicato “I CANTI ULTIMI”: una raccolta di Liriche, che può considerarsi il suo Testamento Spirituale.


La dedica che ha fatto all'inizio, “Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio”.
(I Tm. 1,17), è come il sigillo della sua vita e della sua opera. Nella frase scultorea che vi ha apposto all’inizio, fa risuonare il suo “MAGNIFICAT”, prima di congedarsi dalla scena di questo mondo:

“LA VITA che mi hai RI-dato.

ora te la rendo

nel CANTO”.

Queste Liriche manifestano una ricerca appassionata di DIO che, nel suo MISTERO, si rivela a noi e, nello stesso tempo, si nasconde a noi, affinché continuiamo a cercarlo… “ nella libertà della fede”.

Per P.Turoldo, la ricerca di Dio è un suggello indelebile, impresso nelle radici stesse del nostro essere. Come il girasole volge naturalmente la sua corolla verso l’astro maggiore, che illumina, riscalda e dà vita a tutto l’universo, così l’uomo, creato da Dio e per Dio, è portato istintivamente alla ricerca del VOLTO DI DIO.

“ Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”.( Sal.27,8-9).

Soltanto quando l’uomo si è lasciato corrompere nel cuore dalla malizia del peccato, non cerca più Dio, anche se Dio continua a cercare lui.

Ogni fiume si dirige necessariamente verso il mare, dove trova il suo sbocco naturale, unendosi e perdendosi in questo. Così avviene per ogni uomo. Se discende nel più profondo di se stesso, non può sfuggire di incontrarsi con Dio, dal quale proviene e verso il quale, come pellegrino, sta ritornando.

E come il fiume si unisce al mare, così l’uomo raggiunge il TRAGUARDO e il COMPIMENTO del suo PELLEGRINAGGIO TERRENO, nella COMUNIONE CON DIO E CON TUTTI I SUOI SANTI.

Ma tale DONO non gli è concesso passivamente. Per raggiungere questa META, Dio chiama ogni persona a collaborare liberamente e responsabilmente con Lui.

“Quel Dio che ti ha creato SENZA DI TE, NON TI SALVERA’ SENZA DI TE” (S. Agostino).

Per questo, La LIBERTA’ o LIBERO ARBITRIO, costituisce la nostra VERA GRANDEZZA, ma anche la nostra TREMENDA RESPONSABILITA’.

Ogni persona, alla fine, si identifica con la propria libertà. Dimmi come usi questa e ti dirò quale persona sei.

Dopo il CUORE dell’uomo, il SEGNO PIU’GRANDE che ci svela DIO, CREATORE e PADRE, è l’UNIVERSO.
I cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento (Sal. 18,2.).

Tutto il CREATO, nella sua immensità, bellezza e bontà, ci manifesta il CREATORE.

La sua PRESENZA è il PRINCIPIO che sostiene ogni essere, da LUI plasmato, nel suo esistere e nel suo agire. La sua SAPIENZA e la sua PROVVIDENZA governano ogni creatura.

L’uomo, però, per scoprire e percepire tale PRESENZA, deve usare i doni che Dio gli ha dato: l’INTELLIGENZA, la VOLONTA’ e la COSCIENZA, e aprirsi al suo MISTERO DI AMORE, nell’umiltà e nella sincerità del cuore.

Soltanto se l’uomo riconosce Dio come PRINCIPIO del proprio essere, incontra IN LUI LA VERITA’. Il salmo lo esprime molto bene:
“E’ in te la sorgente della vita, alla tua luce noi vediamo la luce”.(Sal. 36,10).

In una breve, ma altrettanto profonda Lirica, il P. Turoldo coglie questa PRESENZA, che continuamente opera e avvolge tutto l’universo, nell’atto che perennemente rinnova la vita delle sue creature: il RESPIRO.

Respirare è RESPIRARTI
vivere è RIVELARTI
amare è AMARTI...
pur certo che senza di Te
anche peccare mi è negato.

Dio è la più potente di tutte le calamite. Quanto più l’uomo lo cerca, tanto più DIO lo attira a Sé, dilatando sempre più il suo DESIDERIO. A sua volta, il DESIDERIO ALIMENTA LA SUA RICERCA. Egli si sente, così, sospinto ad uscire da sé stesso, per slanciarsi verso di LUI. Ma avverte, contemporaneamente, la propria limitatezza e la propria fragilità, che lo tengono prigioniero.

Allora egli, dal profondo del suo spirito, innalza come un gemito. E’ il grido di chi si sente in esilio ed esclama con S. Paolo:
”Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla
morte?”(Rm. 7,24)…

“ Se dentro il cuore c'è il DESIDERIO-dice S. Agostino- c'è anche il GEMITO; non sempre giunge agli orecchi degli uomini, ma mai resta lontano dalle orecchie di Dio”.

Nella Lirica seguente, P. Turoldo esprime proprio questo GEMITO dell’anima, la quale anela ardentemente di ri-congiungersi con Dio, che ci ha creati PER LUI. Ma, sotto il torchio del dolore, che gli “brucia” la carne, senza speranza umana di guarigione, egli assapora fino in fondo la propria fragilità, ed esclama, come un grido:“ Non so quando i sensi finiranno di gemere e il cuore sopporterà la luce“.

E’ il Mistero dell’uomo, creatura che si sente proiettata verso l’Infinito, perché creato ad immagine e somiglianza di Dio, ma avverte, allo stesso tempo, quanto egli è povero, debole e bisognoso di tutto.

               NON SO QUANDO SPUNTERA' L'ALBA.

Non so quando spunterà l'alba
non so quando potrò
camminare per le vie
del tuo paradiso
non so quando i sensi
finiranno di gemere
e il cuore sopporterà la luce.

E la mente (oh, la mente!)già ubriaca,
sarà finalmente calma, e lucida:
e potrò vederti in volto
senza arrossire.

E’ molto bella e molto evocativa l'IMMAGINE della NOTTE, nell’ATTESA che spunti L’ALBA DEL NUOVO GIORNO.

Ci richiama ad alcune stupende parabole di Gesù, - come la parabola delle dieci vergini - ambientate, sì, NELLA NOTTE, ma proiettate e orientate sempre alla LUCE DEL GIORNO… SENZA FINE.

S. Paolo ci dice: “Voi tutti, infatti, siete FIGLI DELLA LUCE e FIGLI DEL GIORNO. Noi non siamo NE' DELLA NOTTE, NE' DELLE TENEBRE” (1 Ts. 5,5)

P. Turoldo, nella Lirica, identifica con l’OSCURITA’ DELLA NOTTE il crogiolo del dolore, della prova, i dubbi e le tribolazioni della vita presente, l’esilio della lontananza da Dio.

Ma tutta questa sofferenza è sempre illuminata dalla FEDE e dalla SPERANZA CRISTIANA, che sfociano nell’ATTESA DELL’AURORA SENZA TRAMONTO, L’ATTESA DELLA SUA VENUTA.

E’ vero che fino a quando viviamo in questo mondo noi non godiamo la VISIONE DIRETTA DI DIO. Ma, se viviamo la Fede, percepiamo, PER PURA GRAZIA, la Sua PRESENZA in noi.


L’EVENTO STORICO DELLA RISURREZIONE DI GESU’ CRISTO E’ DIVENUTO DAVVERO IL FONDAMENTO INCROLLABILE DI OGNI SPERANZA UMANA.

GRAZIE ALLA RISURREZIONE DI CRISTO, L’UOMO, LA STORIA E L’UNIVERSO NON VANNO VERSO LA MORTE E LA DISTRUZIONE, MA VERSO “NUOVI CIELI E UNATERRA NUOVA, NEI QUALI AVRA’ STABILE DIMORA LA GIUSTIZIA”(2 Ptr. 3,13).

ANCHE GLI EVENTI NATURALI CE LO CONFERMANO.

DAL NULLA E’ STATO TRATTO L’UNIVERSO CON TUTTE LE SUE CREATURE. E DIO NON CREA MAI SOLAMENTE PER DISTRUGGERE…

LA LUCE VINCE SEMPRE LE TENEBRE:
L'OSCURITA' VA VERSO LA LUCE.
LA NOTTE VA VERSO IL GIORNO.
IL TEMPO CORRE VERSO L'ETERNITA'.
IL VENERDI’ SANTO VA SEMPRE VERSO LA PASQUA DI GESU’, NOSTRA “ VIA, VERITA’ E VITA’.” (Gv. 14,6).

PER CONSEGUENZA, IL SOFFRIRE PASSA, L’AVER ACCETTATO LA SOFFERENZA, CHE CI RENDE CREATURE NUOVE, QUESTO RIMANE PER SEMPRE…

La FEDE VISSUTA, che non è mai disgiunta dalla SPERANZA, ci proietta incontro alla LUCE RADIOSA SENZA TRAMONTO, CRISTO RISORTO, CHE VIVE NELLA GLORIA DEL PADRE.

Egli si è fatto come noi per attirarci e farci come Lui.
E’ questo il senso delle parole dell’Apostolo Paolo:
“Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo, infatti, Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi” (Rm. 14,7-9).

Quanto più una persona vive la FEDE, tanto più in lei si fa viva, vigilante e operosa, l'ATTESA di questo INCONTRO BEATIFICANTE ED ETERNO CON LO SPOSO DIVINO.

S. Paolo, ancora nella lettera ai Romani, lo esprime, sempre con la similitudine della notte, in maniera molto efficace:
“ LA NOTTE È AVANZATA, IL GIORNO È VICINO. GETTIAMO VIA, PERCIÒ, LE OPERE DELLE TENEBRE E INDOSSIAMO LE ARMI DELLA LUCE”(Rm. 13,12).

L'esperienza di P.Turoldo, nell’ultimo scorcio della sua vita, è stata, sì, molto dolorosa ma vissuta intensamente nella FEDE.

 Nella Lirica seguente, egli riesce a “CANTARE” anche la NOTIZIA, che gli ha sconvolto la vita: la terribile malattia che si è insediata, come un Drago, nella sua carne.

Nessuna persona può venire a conoscere la DIAGNOSI CERTA DELLA PROPRIA MORTE IMMINENTE senza cambiare totalmente il proprio stile di vita: progetti, sogni, occupazioni, preoccupazioni…

Davanti alla morte, crolla tutto ciò che è FALSO ed EFFIMERO, tutto ciò che è SCORIA. Rimane soltanto ciò che è fondato sulla VERITA’DI DIO E DELL’UOMO.


              IERI ALL’ORA NONA

 Ieri, all’ora nona mi dissero:
il Drago è certo, insediato nel centrodel ventre come un Re sul trono.
E calmo risposi: bene! Mettiamoci
in orbita: prendiamo finalmente
la giusta misura davanti alle cose;
con serenità facciamo l'elenco:
e l'elenco è veramente breve.

Appena udibile nel silenzio,
il fruscìo delle nostre passioncelle
del quotidiano, uguale
a un crepitare di foglie
sull’erba disseccata.

Questo EVENTO DOLOROSO è stato per il poeta come una FOLGORAZIONE: gli ha fatto prendere piena coscienza della sua situazione esistenziale, arrivata ormai al suo terreno epilogo.

Perciò, INCOMINCIA A CONTARE il SUO TEMPO ULTIMO, vivendo intensamente l’esperienza della Fede, nella ricerca incessante di Dio.

Da una tale situazione esistenziale, trabocca dal suo cuore, come fiume in piena, una PREGHIERA ACCORATA, che diventa CANTO LIRICO.

Non dobbiamo mai dimenticare che anche tutti noi siamo PELLEGRINI in questo mondo, incamminati, cioè, verso quello che la S. Scrittura chiama: IL GIORNO DEL SIGNORE. Il nostro TRAGUARDO NON E' LA MORTE, ma l'INCONTRO CON IL DIO DELLA VITA, CHE CI HA CREATI E REDENTI.

Mentre i suoi GIORNI stanno“ FRANANDO”, P. Turoldo si aggrappa sempre più a Dio con la FEDE, l'UNICO VALORE CHE NON TRAMONTA, e che si trasformerà in BEATITUDINE SENZA FINE.

Il terribile male continua a consumarlo, ma la sua FEDE cresce e si purifica. Egli gradualmente giunge ad una TOTALE SPOGLIAZIONE INTERIORE dai BENI TERRENI e dalle SICUREZZE UMANE, per appoggiarsi soltanto in Dio.

E quando trova il VUOTO dell’uomo, Dio lo RIEMPIE, donandosi tutto a lui.

Il DOLORE, vissuto nella FEDE, unito, cioè, alla Passione di Cristo, spalanca sempre le porte della mente e del cuore, e dispone l'uomo ad accogliere DIO, nel suo MISTERO di AMORE. E Dio lo TRASFIGURA INTERIORMENTE.

Quando una persona si pone seriamente davanti alla propria morte e all'eternità che ne segue, riceve una Luce infusa straordinaria, che la illumina, nella mente, per discernere i valori autentici della vita.

Questa Luce muove anche la sua volontà e la sua coscienza, a fare scelte, non più secondo l' interesse o il piacere del momento, ma
“ In Spirito e Verita”, secondo, cioè, i VALORI che sono in gioco e che confluiscono tutti nella REALTA’ SUPREMA e DEFINITIVA: LA VITA ETERNA.

“Non abbiamo quaggiù una CITTA' STABILE, ma cerchiamo QUELLA FUTURA”.
( Ebr. 13,14).

Perciò, essa riesce a discernere chiaramente le REALTA’ CHE PASSANO dalle REALTA' CHE RIMANGONO. Le une, che S. Paolo chiama COSE VISIBILI sono divorate dal tempo. Le altre, che S. Paolo chiama: COSE INVISIBILI, sono eterne.

Il DOLORE, la PROVA, LA SOFFERENZA SONO TRANSITORI, LA GIOIA RAGGIUNTA CON LA SOFFERENZA RIMANE PER SEMPRE.

“Noi non fissiamo lo sguardo sulle COSE VISIBILI, ma su quelle INVISIBILI. Le cose VISIBILI sono di UN MOMENTO, quelle INVISIBILI sono ETERNE”(2 Cor. 4,18).

L’uomo è stato creato nel TEMPO, ma per VIVERE ETERNAMENTE.

Chi non vive la FEDE IN CRISTO, vive solamente nella DIMENSIONE del TEMPO. Chi, invece, vive la FEDE IN CRISTO, vive -e intensamente - la DIMENSIONE del TEMPO, ma sempre NELLA PROSPETTIVA dell'ETERNITA'.

Non dobbiamo mai dimenticare che ognuno di noi porterà con sé, DOPO LA MORTE, CIO’CHE HA COSTRUITO NELLA VITA TERRENA:non i BENI MATERIALI, ma LE OPERE DI BENE.

“Poi udii una voce dal cielo che diceva:”Scrivi: BEATI D' ORA IN POI I MORTI CHE MUOIONO NEL SIGNORE. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perchè LE LORO OPERE LI SEGUONO”(AP.14,13).

Per questo, Gesù nel Vangelo ci esorta, con molta forza:
“Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un TESORO INESAURIBILE NEI CIELI, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma”(Lc. 12,33).

Solamente alla LUCE della MORTE e della VITA ETERNA, noi comprendiamo i VERI VALORI della VITA TERRENA.

Davanti alle REALTA' ULTIME, verso le quali siamo tutti incamminati, ciascuno dovrebbe farsi qualche domanda provocatoria e bruciante, ma MOLTO REALISTICA e SALUTARE.

- “ SE IO SAPESSI CHE DOMANI MORIRO’, COME VIVREI OGGI?.".. - “ CHE COSA interromperei di NEGATIVO "…

  - " CHE COSA farei di POSITIVO?"...


Un SAGGIO PROVERBIO dice:
VIVI OGGI COME SE FOSSE L'UNICO E L'ULTIMO GIORNO, CHE TI E' CONCESSO DI VIVERE.

RICORDATI CHE IERI TU NON ESISTEVI: SEI STATO CREATO DAL NULLA.

LA VITA CHE HAI, NON TE LA SEI DONATA TU: L'HAI RICEVUTA E LA CONTINUI A RICEVERE IN DONO DA DIO, ATTIMO PER ATTIMO.

QUALI MOTIVI HAI, ALLORA, PER INSUPERBIRTI?...

PER ESSERE ARROGANTE E CATTIVO CON GLI ALTRI?...

I TUOI GIORNI IN QUESTO MONDO SONO CONTATI DALLA SUA PROVVIDENZA, CHE TUTTO HA CREATO E TUTTO GOVERNA, CON SOMMA SAPIENZAE AMORE.

MA TU RESTI COMPLETAMENTE IGNARO DEL LORO NUMERO, CHE SI STA INESORABILMENTE ACCORCIANDO.

Nel SALMO 138, che è un POEMA alla PROVVIDENZA ONNISCIENTE DI DIO, con un linguaggio Sapienziale e Poetico Insuperabili, EGLI stesso ti pone sulle labbra queste affermazioni:

“Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; I MIEI GIORNI ERANO FISSATI, QUANDO ANCORA NON NE ESISTEVA UNO”(Sal. 138,16).

Anche P. Turoldo l'ha espresso, in un'altra Lirica dei CANTI ULTIMI, con la quale terminiamo le nostre riflessioni, che ci hanno condotto a trattare il TEMA che, senza dubbio, costituisce per ogni persona IL NOCCIOLO DELLA QUESTIONE: LA VITA TERRENA PROIETTATA VERSO L’ETERNITA’.

                          LA SENTENZA


LA SENTENZA che ora tu saigià doveva esserti noto da sempre:
TUTTO E’ SCRITTO. Di nuovo
è appena un fatto di calendario.

Eppure è l’EVENTO che tutto muta
e di altra natura
si fanno le cose e i giorni.

Subito senti il tempo franarti
tra le mani: l’ULTIMO
TEMPO, quando
non vedrai più questi colori
e il sole, né con gli amici
ti troverai a sera…

Dunque, per quanto ancora?

P. Davide Maria Turoldo


CONCLUDIAMO CON UNA ESORTAZIONE PRESSANTE, RIVOLTA ALLA COSCIENZA DI CIASCUNO.

FATTI SPESSO L' ESAME DI COSCIENZA,

CHIEDI SINCERAMENTE PERDONO A DIO DELLE TUE COLPE E ABBANDONATI, PIENAMENTE RICONCILIATO, AL SUO AMORE MISERICORDIOSO.

SOLTANTO COSI’ TU RICEVI QUELLA PACE CHE LUI TI PUO’ E TI VUOLE DONARE.

RENDITI CONTO SEMPRE CHE IN QUESTA VITA TERRENA TU TI STAI GIOCANDO LA TUA SALVEZZA ETERNA…


                                                                    Fr. Severino Consolaro