venerdì 12 ottobre 2012

L'UOMO PELLEGRINO DELL'ASSOLUTO

                       L’UOMO PELLEGRINO DELL’ASSOLUTO.

                                            LA VITA E’ UNA STRADA

                                  La vita è UNA STRADA. PARTIRE.
Da quando si nasce sempre bisogna partire.
Uscire dal presente, protendersi verso l’avvenire,
CAMMINARE.
Non ci si può fermare
perché l’esistenza prosegue.
L’importante è CAMMINARE SULLA STRADA,
anche se faticosa.
Verso la META,
La vita invoca una META,
pena l’apatia, la disperazione, il fallimento.
Il futuro è davanti a noi, invita a CAMMINARE
con speranza.
CRISTO ti si presenta nella vita
come Colui che ti lancia in questa
meravigliosa avventura, ti fa partire.
E’il tuo CAMMINO, la tua META.
CRISTO: VIA, VERITA’, VITA.
Il Cammino del cristiano:
un incontro con Cristo.
Dallo sconforto alla gioia,
dalla paura al coraggio,
dalla sordità all’ascolto,
dalla cecità al riconoscimento,
dalla fuga alla Testimonianza
             (ANONIMO)
   
   Nella poesia, i vocaboli ricorrenti sono: STRADA, PARTIRE, CAMMINO, META, che delineano molto bene il concetto di PELLEGRINAGGIO. Per capirci meglio, traduciamo l’astratto nel concreto.


    Chi è il PELLEGRINO? 

 Il PELLEGRINO è colui che CONOSCE BENE la META da raggiungere e CAMMINA SULLA STRADA che CONDUCE A TALE META.
  Il contrario del PELLEGRINAGGIO è il VAGABONDAGGIO.
  Il VAGABONDO è colui che VA A ZONZO, SENZA UNA PRECISA META da raggiungere.
  
 Il PELLEGRINO, CAMMINANDO, si avvicina sempre di più alla META. Il VAGABONDO, invece, CAMMINA, SENZA AVVICINARSI MAI AD ALCUNA META.     
  
 Ogni uomo, che calca il suolo di questo pianeta Terra, mentre vive, sta percorrendo UN VIAGGIO SENZA RITORNO.
  Proprio per non CAMMINARE INVANO, è chiamato ad approfondire il SENSO, il VALORE e l’ORIE NTAMENTO da dare alla propria vita, PER RAGGIUNGERE LA META.

 L’uomo non ha qui la sua stabile dimora, ma vi soggiorna come straniero e pellegrino.
 “ Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura”(Ebr.13,14).
                  
 Chi trascura di prendere coscienza o, peggio ancora, chi non vuole prendere coscienza di tale realtà, si pone nel serio rischio di fallire la sua stessa esistenza.
 L’uomo non deve mai dimenticare che la vita non se l’è data lui, ma che gli è stata totalmente donata da Dio, tramite i genitori.
  Sia la META da raggiungere che la STRADA della vita, ce le ha indicate LUI.

   E’ stato DIO, CREATORE e PADRE, a progettare l’universo e tutta l’umanità nel suo FIGLIO GESU’ CRISTO: perché EGLI divenisse, mediante la sua INCARNAZIONE e la sua PASQUA, il SALVATORE e il SIGNORE di tutte le creature.
   
  S. Paolo, nel celebre INNO CRISTOLOGICOICO, canta questo PROGETTO MERAVIGLIOSO:
  “BENEDETTO SIA DIO, PADRE DEL SIGNORE NOSTRO GESU’ CRISTO, CHE CI HA BENEDETTI CON OGNI BENEDIZIONE SPIRITUALE NEI CIELI, IN CRISTO.
  IN LUI CI HA SCELTI PRIMA DELLA CREAZIONE DEL MONDO, PER ESSERE SANTI E IMMACOLATI AL SUO COSPETTO NELLA CARITA’, PREDESTINANDOCI A ESSERE SUOI FIGLI  ADOTTIVI, PER OPERA DI GESU’ CRISTO, SECONDO IL BENEPLACITO DEL SUO VOLERE ” (Ef.1,3-6).

 Per questo, ogni creatura ha un debito di RICONOSCENZA INFINITA VERSO DIO PADRE, che che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la VITA ETERNA”(Gv.3,16).
   Come logica conseguenza, ancora S. Paolo, ci invita, appassionatamente, A VIVERE E A MORIRE PER CRISTO, FIGLIO DI DIO,CHE  E’ VISSUTO ED E’ MORTO PER NOI.

 “Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per de stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore.
 Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo, infatti, Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il SIGNORE DEI MORTI E DEI VIVI”.
(Rm.14,7-8).

 Alla Luce di questa verità, ogni uomo, Immagine e Somiglianza di Dio, è chiamato a porsi seriamente davanti alla propria vita, per scoprirne il VERO SENSO e i VALORI AUTENTICI, che DIO CREATORE ha già posto nelle aspirazioni più profonde del suo spirito.   

  S. Agostino, - grande dottore della Chiesa e una delle menti più profonde che ha avuto l’umanità - fino ai trenta anni ha errato fuori della Chiesa Cattolica, aderendo a varie sette, nella ricerca sincera però della Verità.
  Dopo la sua conversione, trasformato in creatura nuova dallo SPIRITO SANTO, ha scritto il famoso libro autobiografico: LE CONFESSIONI.

 Un libro, che è tutta una preghiera, espressa in forma umile, ardente, profonda. In questa preghiera appassionata, S. Agostino, nel GIOIOSO STUPORE di avere incontrato CRISTO, come APPRODO SICURO alla sua ricerca, esclama:
“Tu ci hai fatto per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finchè non riposa in Te”.

  Oggi, più che mai, è necessario ribadire queste verità fondamentali sull’uomo, perché viviamo in un mondo che sembra usare tutti i mezzi tecnologici della comunicazione, che il progresso gli offre, per farcelo dimenticare. La grancassa dei mass-media spesso contrabbanda i VALORI UMANI AUTENTICI con i VALORI FASULLI, fondati sul PROFITTO, sul SUCCESSO, sul POTERE e sull’EDONISMO.

 Gesù nel Vangelo mette in guardia l’ uomo dall’attaccamento smodato al denaro e alle ricchezze di questo mondo, che tanto potere hanno di sedurre il suo cuore, rendendolo avido di possedere, schiavo dei suoi beni, duro  come la pietra, e perciò incapace di amare.

“Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?”(Lc.9,25).
   
La gran parte dei i mali che affliggono la società derivano
 dall’ attaccamento al denaro.  E la stragrande maggioranza dei delitti, vengono commessi per la sete di denaro.

  S. Paolo ce lo dice con molta chiarezza e con molta forza: 

 L’attaccamento al denaro, infatti, è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori”(I Tm.6,10).  

  Tutto ciò avviene, perché l’uomo si dimentica che in questo mondo ci vive DI PASSAGGIO.

 Se esaminiamo la STORIA DELLA SALVEZZA, che la S. Scrittura ci registra fedelmente, scopriamo che è un GRANDE PELLEGRINAGGIO DELL’UOMO VERSO DIO.

 ADAMO ed EVA, dopo il peccato, VAGANO lontano da Dio. Tentano di nascondersi, di eclissarsi da LUI.  
  Ma Dio li accompagna sempre, perché presente nel sacrario della loro coscienza.
 Egli continua a scuotere e a risvegliare l’uomo, perché viva come PELLEGRINO, e non come VAGABONDO, che erra lontano dal suo volto, perché si ri-metta in cammino verso di LUI.
   Adamo(=uomo), dove sei?”(Gen.3,9)...

  Anche il salmo lo esprime magistralmente:
“I passi del mio vagabondare TU li hai contati; le mie lacrime nell’otre tuo raccogli; non sono forse scritte nel tuo Libro?”(Sal.56,9).

Il Patriarca ABRAMO, capostipite del popolo eletto, nella sua vicenda, riassume la CONDIZIONE DI OGNI UOMO, PELLEGRINO IN QUESTO MONDO.

 La vera storia di ABRAMO inizia dalla chiamata di Dio ad uscire dalla sua terra e dalla sua gente idolatra.
 ABRAMO OBBEDISCE e SI METTE IN CAMMINO.  Lascia tutto: la terra, gli affetti, le sicurezze umane, PER ANDARE INCONTRO A DIO, che lo chiama “dal futuro”, (che LUI conosce e che noi non conosciamo). All’OBBEDIENZA di ABRAMO, Dio risponde con una PROMESSA.  Gli darà UNA TERRA e UNA DISCENDENZA NUMEROSISSIMA e BENEDETTA, grazie a COLUI che sarebbe nato dalla sua stirpe, il MESSIA, GESU’ CRISTO.  

 E’ il premio della sua FEDE E DELLA SUA OBBEDIENZA.
  Il CAMMINO verso la TERRA PROMESSA SI REALIZZA per tappe.
 ABRAMO è sempre pronto a levare la tenda, per realizzare il PROGETTO DI DIO, NEL QUALE EGLI PONE LA SUA TOTALE FIDUCIA.
   E’ il PELLEGRINAGGIO DELLA FEDE, che dispone   gradualmente ABRAMO AD

ENTRARE IN UNA COMUNIONE, SEMPRE  PIU’ VERA E PIU’ PROFONDA CON DIO, CONCLUSA  CON L’ ALLEANZA.
              
 Anche la TENDA esprime bene la PROVVISORIETA del luogo dove ABRAMO vi dimora COME PELLEGRINO, e la sua DISPONIBILITA’ A CAMMINARE INCONTRO AL SIGNORE.

  La vocazione che Dio rivolge ad ABRAMO è la vocazione che rivolge ad ogni uomo ad uscire da se stesso, ad aprirsi a Dio, agli altri, al suo futuro, ossia a CRESCERE, avanzando di giorno in giorno, verso “lo stato di uomo perfetto nella misura che conviene alla piena maturità di CRISTO”(Ef.4,13).
                 
 Il CAMMINO di ABRAMO, PELLEGRINO DI DIO, si rinnova nell’ESODO,  L’ EVENTO CENTRALE dell’ Antico Testamento 

Non è più il CAMMINO di una singola persona, ma diventa il CAMMINO DI TUTTO UN POPOLO.

 E’ UN CAMMINO DI LIBERAZIONE DALLA SCHIAVITU’dei falsi idoli (Egitto) ALLA LIBERTA’ di adorare il vero Dio.
 
E’un CAMMINO DI PURIFICAZIONE, attraverso tutte le prove e le insidie, rappresentate dal DESERTO, per rendersi degno di ricevere il dono dell’ALLEANZA di Dio sul Sinai.
 E’ un CAMMINO DALL’ESILIO di questo mondo alla PATRIA
della TERRA PROMESSA, che è la  VITA ETERNA.

   L’ESODO E’ IL PARADIGMA STESSO DELLA VITA UMANA:  
 UN PELLEGRINAGGIO VERSO DIO, in mezzo a pericoli, croci, tentazioni, prove di ogni genere, con la presenza costante, però, di LUI, che cammina sempre con il suo popolo.
  Il tema trattato mi ha spinto a leggere un libro, che ha sicuramente aiutato molte anime a riscoprire la vita come PELLEGRINAGGIO VERSO DIO.
 Il libro, intitolato:” I Racconti di un pellegrino russo”, inizia così:

“Per grazia di Dio io sono uomo e cristiano, per azioni gran peccatore, per condizioni un pellegrino senza tetto, della specie più misera, sempre in giro da paese a paese. Per ricchezza ho sulle spalle un sacco con un po’ di pane secco, nel mio camiciotto la santa Bibbia, e basta”.

 Il RITRATTO e l’EQUIPAGGIAMENTO di questo pellegrino, per affrontare il VIAGGIO DELLA VITA, è più che essenziale, e ci fa molto riflettere sul suo SENSO VERO E ULTIMO.
 Il problema primo che ci viene posto è come equipaggiarci in questo CAMMINO, SEGNATO INESORABILMENTE DAL TEMPO, CHE CI CONSUMA.
 Quali sono le cose necessarie da portare? Quali sono le utili? E quali sono le superflue o le ingombranti?...
  A questo proposito, l’uomo non deve dimenticare mai che sta viaggiando DAL TEMPO VERSO L’ETERNITA’.
  La MORTE interrompe bruscamente tutti i suoi sogni e tutti i suoi progetti umani, proiettati solamente nella vita terrena.

Il PASSAGGIO DALLA RIVA DEL TEMPO ALLA RIVA DEL-
 L’ ETERNITA’ è come l’attraversamento di un fiume stracarico di acqua, e perciò molto impetuoso.
  Meno pesi si portano, più si è spediti per compierne la traversata, senza essere travolti dalla corrente del fiume.

 I pesi che ingombrano sono tutte le forme di attaccamento smodato alle realtà materiali e temporali, che si devono, volenti o nolenti, lasciare di qua.
In questo PASSAGGIO DAL TEMPO ALL’ETERNITA’, CIASCUNO PORTERÀ SOLTANTO LA PROPRIA ANIMA E LE OPERE, SIA IN BENE CHE IN MALE, COMPIUTE NELLA VITA TERRENA,

  La PAROLA DI DIO lo afferma con molta chiarezza:
“Poi udii una voce dal cielo che diceva: Scrivi:BEATI d’ora in poi, i morti che muoiono NEL SIGNORE. Sì, dice lo SPIRITO, riposeranno dalle loro fatiche, PERCHE’ LE LORO OPERE LI SEGUONO”(Ap.14,13).

  A tanti sembrerà strano che il pellegrino russo si privi di tutte le cose materiali, ma mai della BIBBIA, che sempre procura di avere nel suo    “camiciotto”. Perché?
  Perché la PAROLA della BIBBIA è la VIA PIU’ SICURA, PER INCONTRARE DIO, il VERO TRAGUARDO DI OGNI VITA UMANA, E PER VIVERE IN COMUNIONE CON LUI.

“Lampada per i miei passi è la Tua PAROLA, LUCE SUL MIO CAMMINO”(Sal.118,5).

 La PAROLA DI DIO non ci accompagna soltanto NELLA VITA DEL TEMPO, ma si proietta NELL’ETERNITA’, dove SI COMPIRA’ NELLA SUA PIENEZZA.

  Le BEATITUDINI di Gesù, al riguardo, sono molto chiare. Hanno sempre, come compimento, LA VITA ETERNA CON DIO, NELLA GLORIA DEI SANTI.

 “BEATI QUELLI CHE HANNO FAME E SETE DELLA GIUSTIZIA, PERCHE’ SARANNO SAZIATI.”(Mt.5,6).


  Il problema più importante che si pone questo pellegrino è come incontrare Dio, conciliando gli impegni e le attività della vita con la preghiera incessante, secondo l’ammonimento del Signore:

  Vegliate e pregate in ogni tempo, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere”(Lc.21,36).

  Il SEGRETO, che egli ha scoperto e che suggerisce anche a noi, è quello di RIENTRARE NEL PROPRIO CUORE, PER METTERVI AL CENTRO GESU’ e instaurare con LUI un DIALOGO DI AMORE, che gradualmente diventa sempre più profondo. E’ LUI che irradia, poi, sulla nostra vita e su tutte le realtà, che sono intorno a noi, la LUCE DEL SUO AMORE.   
                         
IL REGNO DI DIO – dice Gesù – è DENTRO DI VOI”(Lc.17,21).
  
 Se Dio non lo incontriamo  DENTRO DI NOI, non potremo mai incontrarlo FUORI DI NOI, nelle creature che ci circondano, anche se esse sono opera delle sue mani.

 E chi ha incontrato il Signore, ha INCONTRATO LA GIOIA, e sente il bisogno di elevargli, con il salmista, il canto:
“Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature”(Sal,104,24).

    La VERITA’CENTRALE del libro: “I Racconti di un pellegrino russo”, la possiamo, quindi, sintetizzare così:

  LA VITA DELL’UOMO SULLA TERRA E’UN CAMMINO ININTERROTTO VERSO CRISTO, CENTRO E VERTICE DELLA STORIA, CHE LE DA’ IL SUO SENSO ULTIMO, LA SUA PIENEZZA, IL SUO COMPIMENTO.

  INCONTRATO CRISTO, LUI CI RIVELA IL PADRE E CI DONA LO SPIRITO SANTO.

Questa si chiama: la PREGHIERA DEL CUORE, che diventa la
sorgente di tutte le virtù e delle opere che l’uomo compie, sempre ispirato e guidato dalla Grazia di divina.

 Il CUORE non è soltanto il CENTRO DEGLI AFFETTI: è il CENTRO PROPULSORE DI TUTTA LA VITA DELL’UOMO, specialmente delle sue LIBERE SCELTE E DELLE sue DECISIONI, che manifestano la qualità e il valore dELLA SUA esistenza.

  Man mano che l’uomo entra in questa intimità con CRISTO, lo SPOSO dell’anima, scopre, sempre più, che il PRIMO PROTAGONISTA della propria vita è LUI.

 “E’Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni”(Fil.2,13).  

   L’anima che vive in questo idillio di amore, trova la propria gioia nel rendersi sempre disponibile alle sue chiamate, per entrare, come Abramo, in una COMUNIONE SEMPRE PIU’ PIENA CON LUI.

   Un altro ATTEGGIAMENTO INTERIORE DEL PELLEGRINO
 è l’UMILTA’. L’invocazione che ripete sempre il pellegrino russo è:
Signore Gesù Cristo, abbiate pietà di me”.
  
  La tentazione più forte del pellegrino è quella di attaccarsi a se stesso e alle cose, che lo bloccano nel  SUO CAMMINO VERSO LA LIBERTA’ E L’ AMORE.

  L’ attaccamento a se stessi si chiama SUPERBIA. E’ il primo vizio capitale, che riassume tutti gli altri.
  Prima di attaccarsi al denaro o alle ricchezze, l’uomo, purtroppo, si attacca a se stesso. E l’attaccamento a se stessi è l’origine e la causa di tutti gli altri attaccamenti, moralmente disordinati.

La persona superba non vive nella verità del proprio essere di CREATURA, ma si innalza al di sopra di se stessa e al di sopra degli altri, ponendosi, di fatto, come i Progenitori, al posto di Dio.
 La superbia poggia tutta su una grande menzogna, che tende a divenire mistificazione dei valori. Soltanto la PAROLA DI DIO, che è “la spada dello Spirito”(Ef.6,) sa smascherarla  pienamente.
  Ecco la menzogna di fondo: “Che cosa mai possiedi –ci dice S. Paolo
che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non
l’avessi ricevuto?”(I Cor 4,7).

   Il pellegrino russo ripete sempre, dal profondo del suo cuore, l’invocazione di perdono a Cristo, con la coscienza di essere un peccatore.

   Chi è superbo non si sente mai colpevole oppure minimizza le proprie colpe, scusandosi e giustificandosi sempre.
   Questa è una grossa menzogna, che Dio, VERITA’ ASSOLUTA,
 non può tollerare.
    Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di LUI un bugiardo e la VERITA’ NON E’ IN NOI”(I Gv.1,10).
     Il superbo è un ipocrita, perché non vuole riconoscere la sua vera identità, camuffandosi sotto una MASCHERA DI PERBENISMO.
     E così, purtroppo, vive in un conflitto interiore permanente (=rimorso), che gli toglie il BENE PIU’ PREZIOSO: la PACE DEL CUORE, senza la quale l’uomo non gode nulla.    
   La PAROLA DI DIO, al proposito, è molto chiara:
“Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua Grazia”(Gc.4,6).
 S. Francesco d’Assisi, per notti intere, contemplava questa Verità:
 l’ABISSO TRA DIO E L’UOMO, colmato dal suo AMORE SENZA LIMITI, con il DONO DEL FIGLIO. E, nello slancio mistico, gridava:
“ Dio mio, Dio mio, chi sei Tu e chi sono io?”…
                        
 L’errore dell’uomo è quello di non confrontarsi con Dio e con la propria coscienza (voce di Dio in noi), ma con gli altri o solamente con se stesso.

 Se non c’è la coscienza della propria povertà e insufficienza, presentata a CRISTO, nella sincerità del cuore, per l’uomo non c’è salvezza.
 
  Come un bicchiere non può essere riempito di vino, se è già pieno di acqua sporca, così il cuore dell’uomo non può essere riempito e trasformato dallo SPIRITO SANTO, se è pieno di se stesso.
  Chi nega o minimizza i propri peccati, rende vana la PASSIONE di CRISTO e la Sua REDENZIONE.
    Noi, invece, che crediamo, battendoci il petto anche per tutti coloro che non si ritengono peccatori, perché non si fanno mai l’esame di coscienza e|o si confrontano solamente con se stessi, confessiamo umilmente:
  “Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato”(Sal.50,3).     
   
Chi non si riconosce veramente peccatore, NON POTRA’ MAI FARE L’ESPERIENZA, INEFFABILMENTE GIOIOSA, DELL’ABBRACCIO MISERICORDIOSO CON IL PADRE, IN CRISTO GESU’.
   Non potrà mai LODARLO, RINGRAZIARLO,  BENEDIRLO E GLORIFICARLO, PERCHE’ L’ORGOGLIO LO HA SPIRITUALMENTE ACCECATO.
   
 Noi, invece, nell’esultanza dello spirito e con animo pienamente riconoscente, cantiamo:

Benedici il Signore, anima mia,
 quanto è in me benedica il suo santo Nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi a Dio, benefici”(Sal.102,1-29..

  Avviandoci ormai verso la conclusione, vogliamo riportare le parole del grande dottore della Chiesa S. Agostino, sulle quali è stato composto un canto liturgico molto bello: CANTA e CAMMINA.

  Sono i due verbi che connotano la vita del PELLEGRINO, in CAMMINO VERSO DIO, che è l’UNICO, VERO TRAGUARDO da RAGGIUNGERE.

 Il CANTO rappresenta la VITA CONTEMPLATIVA.

 Il CAMMINO rappresenta la VITA ATTIVA.

 Questi due verbi devono essere sempre coniugati insieme:
 CAMMINA CANTANDO e CANTA CAMMINANDO.
   “Il Paradiso è un Alleluja cantato per tutta l’eternità nel godimento della Patria. Ma anche lungo la via, qui sulla terra, deve risuonare l’Alleluja, per dar sollievo alla nostra fatica. Canta, come il viandante solitamente canta, ma attento alla pigrizia! Canta e cammina”. (S:Agostino).
                                                      canta
la gioia d’essere stato creato, redento e ricolmato di beni;
canta
il miracolo della vita che rispunta ogni mattina;
                                                           canta
in chiesa con la comunità adorante;
canta
nella chiesa domestica della tua famiglia;
canta
con la testimonianza del tuo lavoro e delle tue opere buone;
cammina
i piedi ben saldi sulla terra, adempiendo con onestà e generosità il tuo
dovere, ma gli occhi fissi al cielo che ti attende..
cammina
nella pazienza e nella fiducia anche se più che dalla gioia, sarai accompagnato dalla tristezza, dalla malattia, dalla solitudine, dalla croce.
ma non camminare solo
rimani unito a Cristo e alla Chiesa
rimani unito al parroco e unisciti a tutti i parrocchiani;
assumiti le tue responsabilità personali, familiari, civiche, sociali e internazionali.
canta e cammina
cammina cantando, ma cammina!

 Infine, riportiamo le TENTAZIONI DEL PELLEGRINO, che ci fanno riflettere su quanto è stato scritto in questo BREVE TRATTATO




               LE TENTAZIONI DEL PELLEGRINO


1 – La tentazione di camminare “secondo” gli altri, come fa la maggior  
      parte della gente.
2 – La tentazione di voler camminare senza gli altri, senza contare su di
      loro, senza considerarli, senza guardarli, senza dare una mano quando  
      ne hanno bisogno.
3 – La tentazione di prendere una “scorciatoia”, di cambiare strada,
      quando lungo la strada incontriamo il fratello “ferito-nudo-
      abbandonato”.
4 – La tentazione di voler camminare carichi di “cose e cose” che ci danno
      sicurezza, incapaci di partire con un bagaglio “leggero”, vivendo delle
     apparenze: non per quello che si è, ma per quello che si ha.
5 – La tentazione di abbandonare l’impresa quando compaiono le
      difficoltà, di far marcia indietro quando le cose diventano difficili e
      non vanno secondo i nostri calcoli.
6 – La tentazione dell’attivismo, la fretta del “subito” invece del “fermati
      un momento” della paura, del silenzio, della revisione, della preghiera.
7 – La tentazione dell’indecisione: non sapere cosa scegliere, dove andare,
      quale “strada o vocazione” seguire…perché bisogna lasciare altre cose.
8 – La tentazione di voler camminare “senza Dio”, senza sentire e accet-
      tare il bisogno che si ha di Lui, contando solo sul nostro “pane”.
9 –La tentazione di desiderare che Dio faccia tutto, o quasi tutto, per noi,
     al nostro posto.
10 – La tentazione di restare come si è, del non lottare, di essere qualcosa
        in più, per arrivare dove Dio ci vuole.

                                                            P. Severino Consolaro